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Torino attende con ansia l’arrivo del pontefice, che farà visita del capoluogo sabaudo domani 21 giugno in concomitanza con l’ostensione della Sindone.
La città si è tappezzata di striscioni e cartelloni recanti l’effige del Papa. E’ stata scelta una raffigurazione molto “american style” con papa Francesco sorridente e con il pollice alzato, simile ai motivatori che “ti cambiano la vita” nel paese dalle mille occasioni. Una scelta un po’ improvvida vista poi la provenienza geografica del pontefice stesso, che è originario di una terra vittima dei soprusi imperialisti americani.
Ad ogni modo il Papa porterà il suo messaggio anche ai profughi dell’ex Moi, il luogo da dove hanno agito i tre “migranti” che hanno sequestrato e stuprato una ragazza disabile. La visita è stata sponsorizzata dalla Diocesi torinese rappresentata dal Vescovo Nosiglia, non nuovo a queste trovate da “ecumenismo buonista” all’ennesima potenza. Noi che non abbiamo sostenuto la retorica del “a casa loro”, ma nemmeno quella del “poverini bisogna capirli”, riteniamo giusto che il rappresentante di una religione che, secondo la dottrina, deve essere vicina agli ultimi degli ultimi, tenti di recuperare individui che proprio solo la grazia divina può recuperare.
D’altra parte però non riteniamo corretto lo sbandierato menefreghismo assunto dalle istituzioni ecclesiastiche nei confronti degli indigenti torinesi. La Chiesa, se si vuole comunitaria, deve essere vicina ai bisognosi chiunque essi siano, e così dovrebbe portare visita e conforto anche ai torinesi rimasti senza casa. Alcune famiglie hanno dovuto insediarsi in stabili abbandonati, come quelli dell’Osa, struttura vicino al Lingotto, ma a Torino sono molte le realtà di questo tipo. Ci auguriamo che la Chiesa sappia stare vicino anche a questi sfortunati.
