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Grazie Signor Presidente!

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Lettera aperta di un cittadino italiano al nostro Presidente della Repubblica.

E’ con grande piacere signor Presidente che Le scrivo queste mie poche e indegne righe per esternarLe la mia gratitudine per l’operato che Lei ha svolto a favore della nostra problematica Patria. Un operato che Lei ha portato avanti in modo encomiabile non solo in questi cruciali giorni ma nei sette anni del suo primo e non ultimo mandato. Le devo confessare che quando Lei venne eletto nel 2006 ero allora scettico sulle reali possibilità che avrebbe avuto di lasciare diciamo così un segno indelebile nella storia del nostro paese. Un dubbio alimentato dai filtri della mia passione politica che mi offuscarono allora la vista e che non potevano darmi ancora la possibilità di un giudizio sereno nei Suoi confronti. La Sua provenienza dall’area dell’ex PCI mi lasciava molti dubbi sulle reali possibilità che Lei avrebbe avuto per svolgere la sua importantissima funzione con quell’equilibrio e quella equidistanza che di solito si chiedono al Capo dello Stato. Dubbi che nel corso degli anni Lei mi ha letteralmente sgretolato togliendomi quelle certezze anche ideologiche che mi sono sempre vantato di avere.

 Ebbene adesso le chiedo scusa per avere pensato che Lei sarebbe stato uno dei tanti Presidenti che si sono avvicendati alla guida del paese senza lasciare così una impronta precisa della loro presenza. Lei questa impronta l’ha lasciata, un segno indelebile che ha fatto e fa di Lei forse il Presidente più degno che il paese abbia mai avuto dal dopoguerra ad oggi. Nonostante la sua precisa provenienza politica Lei, una volta dismessi gli abiti di uomo di parte e presi quelli di uomo di Stato, ha dato della sua altissima funzione un’immagine a cui nessuno era forse abituato: quella di Presidente e garante di tutti i cittadini italiani senza distinzione di idee politiche, censo e potere economico. Un compito che Lei ha svolto e continua a svolgere con ammirabile senso del dovere e attaccamento allo Stato. Un dovere e un attaccamento allo stato che viceversa molti rappresentanti del Popolo Italiano in Parlamento neppure si sognano lontanamente di avere.

 Ma non solo, Lei non si è limitato semplicemente a tutelare l’unità e la dignità della nostra nazione ma, nella imbarazzante paralisi istituzionale creatasi anche in seguito ad una irresponsabile legge elettorale prima mal concepita e poi mal gestita, ha letteralmente preso in mano il timone di uno Stato che stava per affondare sotto i colpi dell’inettitudine dei nostri rappresentanti politici per riportare la nostra assai “picciol barca” verso l’approdo a lidi sicuri e non più tempestosi. Barca sulla quale, è il caso di dirlo, siamo tutti imbarcati, volenti o nolenti. Mai un Presidente della Repubblica, per giunta di una Repubblica Parlamentare, si era assunto su di sé così tanto potere e soprattutto mai lo aveva gestito con così tanta saggezza e buon senso e senza finire per esserne in qualche modo condizionato.

 Se lei non avesse avuto il coraggio di fare questo e soprattutto di rinunciare ai propri interessi personali per sobbarcarsi ancora una volta, per l’interesse supremo dello Stato, l’onere di guidare la nazione, a quest’ora saremmo affondati nel mare tempestoso dell’anarchia politica e della ineluttabile instabilità politica. In un contesto di crisi economica nazionale e mondiale come questo, la paralisi politica avrebbe rappresentato e rappresenterebbe la bancarotta e il definitivo naufragio del paese con tutte le drammatiche conseguenze del caso. Lei, rinunciando al suo sacrosanto diritto di godersi un meritato riposo che magari aveva a lungo assaporato, si è sacrificato per il bene del paese, con un senso di responsabilità e del dovere ammirevoli e, senza che forse ne fossimo neppure degni, ci ha presi letteralmente per mano portandoci verso la strada giusta, una strada che, ciechi come eravamo, non avremmo forse mai trovato.

Non solo ha bacchettato i partiti invitandoli ad abbandonare sterili e goffe discussioni ma, senza più fraintendimenti di sorta, ha ordinato loro di rimboccarsi le maniche per ricostruire una nazione perché in effetti di questo si trattava. La scelta del nuovo Presidente del Consiglio incaricato è coerente con quanto sopra e va nella direzione giusta per fare uscire le forze politiche da un sempre più imbarazzante e improduttivo linciaggio e scambio di insulti reciproci. In un colpo solo Lei ha richiamato all’ordine e al senso di responsabilità sia il Partito Democratico, obbligandolo a fare definitivamente chiarezza sulle lotte intestine e i mille paradossi politici nei quali è invischiato, che il Partito delle Libertà obbligandolo ad uscire definitivamente fuori da uno sterile “j’accuse” nei confronti di presunti o reali persecutori di Berlusconi e da altrettanto sterili barricate politiche.

Anche il Movimento a Cinque Stelle ha avuto la sua, per quella mancanza di serenità e di buon senso politico che ne hanno caratterizzato l’azione politica in questi mesi. Se è pur vero che Grillo ha svolto una funzione anche utile di nave rompighiaccio, una volta rotto quello stesso ghiaccio, avrebbe dovuto fermarsi e sottomettersi come gli altri a quell’interesse generale che andrebbe tutelato sempre e comunque. E invece i grillini hanno continuato, insultandoLa e gridando all’ “inciucio“, nel tentativo, grazie al cielo non riuscito, di sfasciare tutto con una tabula rasa che non avrebbe fatto comodo a nessuno. Una condotta questa irresponsabile perché, se fosse riuscita, adesso chi si sarebbe potuto assumere la responsabilità di ripartire dalle ceneri fumanti della distruzione totale. E’ sempre facile e comodo distruggere se poi non si hanno le conoscenze e le capacità per ricostruire e ripartire da zero. Tutto questo non è successo e ora, grazie sempre a Lei Signor Presidente, il nostro Paese è stato rimesso con le buone e con le cattive sulla strada giusta che Lei ha indicato. Di più e di meglio Lei non poteva fare. Grazie ancora a nome, penso, di tutti gli Italiani.

di Roberto Crudelini

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Di Redazione Elzeviro.eu

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