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Parallelo tra comportamenti storici del Fascismo e comportamenti attuali dell’antifascimo

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di Vincenzo Mannello 
 

A Catania l’Anpi, associazione nazionale partigiani d’Italia, ha ritenuto opportuno denunciare all Procura della Repubblica i partecipanti alla “Messa in suffragio di Mussolini” (28 aprile scorso) per “apologia di Fascismo”, ai sensi della legge 20 giugno 1952, n. 645 “Scelba”, contenente “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione.

Sempre a Catania in quei giorni, sul quotidiano La Sicilia, lo storico prof. Rosario Mangiameli celebrava la “resistenza” partigiana.
Le sottostanti obiezioni/valutazioni, trasmesse immediatamente al giornale, non hanno trovato finora spazio di pubblicazione.
Visto che, molto sinteticamente e senza pretesa alcuna di sapienza forense, riteniamo possano essere utili a spiegare questa (ancora) attuale contrapposizione Fascismo-antifascismo, le vogliamo qui riproporre integralmente.

“La Resistenza non è necessariamente di tutti,proprio perché espressione di una grande lacerazione,anche se i suoi esiti politici consentono a tutti di godere di diritti politici e cittadinanza”. Così parlò (anzi scrisse) Rosario Mangiameli nella pagina “Cultura” de La Sicilia in un articolo che, alla fine, mirava ad associare la resistenza (volutamente,per me,minuscola) ai migranti di oggi.
Non desidero entrare in polemica con un professore e ricercatore storico e neppure con il contenuto e le valutazioni espresse nel pezzo in questione. I fatti sono e restano fatti, sempre e comunque…poi, ciascuno di noi, può esprimere valutazioni personali sul perché,per come e persino sul “se”.

Andando al sodo faccio presente al prof. Mangiameli ed ai lettori come sia assolutamente falso che la Repubblica italiana consenta a “tutti” di “godere di diritti politici“. Fin da giovanissimo mi sono “scontrato”, nello scegliere liberamente e poi portare avanti il mio modello ideologico e politico di riferimento,con lo scoglio rappresentato dalla “XII disposizione finale della Costituzione della Repubblica Italiana” che vieta,sotto qualunque forma,la ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista.

Norma “transitoria” all’inizio ma poi  resa “senza scadenza” nel 1988 a soli 43 anni dalla fine della guerra e dalla caduta effettiva del Fascismo. Collegate alla norma la famigerata “legge Scelba” del 1952 e la non meno famosa “legge Mancino” del 1993. Entrambe (in sintesi) puniscono severamente non solo “atti violenti messi in atto da 5  o piú persone” ma pure “chiunque denigri la democrazia,
le istituzioni,la Resistenza….o compia manifestazioni esteriori di carattere fascista”. Ovvero reati di opinione e manifestazione del pensiero pure tutelati dalla stessa costituzione. Non mi inoltro oltre in disquisizioni che lasciano il tempo che trovano, credo di risultare credibile a chi voglia leggere senza pregiudizi:

il Fascismo perseguiva (in seguito a leggi votate da un parlamento eletto liberamente) gli oppositori del regime, lo stesso fa (a parti invertite e dopo 70 anni) “l’antifascismo” mediante la norma “transitoria e finale” per bloccare la possibile rinascita di una vera opposizione,l’unica che possa temere perché “alternativa al sistema democratico”. Tutto qui,tenendo ovviamente presente che  formazioni “fasciste” non possano e non debbano essere considerate tutte quelle (di destra) nate dalla abiura ufficiale (oltreché  dal tradimento ideologico, pure precedente) del Fascismo, specie della RSI (tipo Fiuggi 1995 con Fini e soci).”

@v_mannello 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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