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Elezione Grasso, liti in casa Cinque stelle

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Beppe Grillo in una passeggiata in riva al mare, sempre in conflitto con i media che lo attorniano.

Prima dell’elezione del Presidente del Senato, scelta poi ricaduta sull’ex procuratore Pietro Grasso, i grillini si sono spaccati e contrapposti a colpi di infuocati tweets e commenti facebook: il gruppo l’Espresso, politicamente militante, ne ha raccolti alcuni per screditare il movimento di Grillo facendo venire a galla i suoi contraddittori. Ebbene tali contraddittori sono solo discussioni politiche pubbliche, esempio di una democrazia viscerale che non finisce mai di colpire e sorprendere i media politicamente militanti.
«Se non sappiamo scegliere tra Grasso e Schifani è davvero la fine. Addio movimento?», scrive Roberto P.
In poche ore, tra la votazione della Camera e quella del Senato, su Internet scoppia la polemica: su Twitter e Facebook sono migliaia i messaggi. Un diluvio. Attaccano prima i dubbi su chi scegliere, e poi la decisione del partito di votare scheda bianca per la presidenza del Senato.
Tra l?ex procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, candidato del Pd, e Renato Schifani, del Pdl, non ci possono essere dubbi. Deve vincere il primo, mentre il presidente del Senato uscente «sarebbe il segno di una continuità col passato».
Ai grillini non piacciono le parole di Vito Crimi, capogruppo al Senato che, al termine dell?assemblea del M5S, chiude alla possibilità di appoggiare Grasso con poche parole: «Non faremo la stampella a nessuno».
In rete si diffonde subito il malumore. «Tanto per ricordarlo, Schifani è quello che firmò il “lodo” che dava una incostituzionale immunità totale al suo padrone Berlusconi. Grasso è stato un magistrato in prima linea contro la mafia. Votare Grasso non significa allearsi con il Pd», scrive Nicola Rindi, di Prato proprio sul blog di Beppe Grillo.
Da Napoli Giuseppe invita il leader Grillo a «mandare un sms ai nostri ragazzi».
E attacca: «Per favore, Schifani non può tornare alla presidenza del Senato. Primum vivere». Emma, del M5S di Bari, saluta come «una grande e bellissima vittoria, e non del Pd o di Sel, l?elezione di Laura Boldrini alla Camera. Adesso, al Senato, per favore è certamente meglio Grasso, che non vincola a niente».
La maggior parte degli interventi sui social network seguono questa stessa linea.
Su Twitter Walter Rizzetto commenta: «A me personalmente il discorso della Boldrini alla Camera è piaciuto, emozione forte».
Non si fermano le critiche contro la decisione del partito di votare scheda bianca. «Vito Crimi e Movimento 5 Stelle state con chi ha fatto il lodo per immunità di Belusconi o con chi ha combattuto la mafia», scrive su Twitter Gianna Cecchi.
Poco prima un altro appello a favore di Grasso. «Il ballottaggio implica una scelta tra due candidati: se uno dei due non è del movimento i voti possono convergere su uno dei due candidati. Nel qual caso mi sembra evidente che la scelta cadrebbe su Grasso», scrive su Twitter, Paolo Becchi, professore ordinario di Filosofia del diritto nella facoltà di Giurisprudenza dell?università di Genova, molto vicino a Grillo.
L?attacco alla decisione del M5S diventa addirittura un hashtag, #M5SpiùL, un modo per fare quasi il verso al modo con cui Grillo chiama il Pd, PdmenoL.
Critiche che arrivano anche da persone che non fanno parte del movimento.
Per Fabio Franchi «se i grillini non sono capaci manco di scegliere tra Grasso e Schifani, l?apriscatole dovrebbero usarlo per la capoccia».
«Uno è l?ex procuratore nazionale antimafia, l?altro accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Scelta difficile, Beppe», scrive Umberto Romano.
«Non sapete scegliere tra un pm anti mafia e un indagato per mafia», incalza Andrea Ronconi. Per Gianna Cecchi se il M5S appoggia Berlusconi è la fine: «Siete finiti».
«M5S voteranno Grasso grazie a grillini siculi che hanno detto che non potrebbero rientrare in Sicilia se Schifani venisse eletto», commenta Daniele Decina.
Su Twitter Baron Samedi aggiunge: «Giustamente la scelta è difficile: meglio un mafioso o un procuratore anti-mafia?»
E ancora per Giovanni Messina: «Il M5S che vota Grasso è un segno di maturità. Così dovete essere: l?ago della bilancia. Siate costruttivi. Potrete fare grandi cose».
C?è tensione anche per la mancanza di diretta streaming della loro riunione per decidere l?atteggiamento da tenere al ballottaggio per la scelta del presidente del Senato: «Quando le cose diventano difficili ? twittano in molti ? le porte si chiudono ».
E qualcuno conclude: «Oggi al Senato i grillini ci mostreranno il lato oscuro delle stelle».
In realtà però vige uno Statuto del M5S: il movimento si comporta conformemente alle scelte prese comunemente ed i parlamentari, meri rappresentati dell’elettorato che dovrebbe, secondo la filosofia cinque stelle, essere direttamente rappresentato in parlamento, devono votare quanto stabilito in sede di riunione del gruppo parlamentare cinque stelle.
Se qualcuno si comporta diversamente rispetto alla decisione presa di gruppo può essere messo in minoranza ed escluso dal movimento stesso. Ecco che 15 parlamentari grillini, anzi, in questo caso meglio dire Cinque stelle, hanno votato per Grasso e dei motivi non ci interessa (sono anche condivisibili in linea di principio), ma dovranno poter essere messi in minoranza perché non si sono comportati come parlamentari di quel movimento. La libertà d’azione può essere invocata nelle sedi opportune che, per statuto, non sono quelle parlamentari ove i cinque stelle dovrebbero agire compatti. Si tratta di una rivoluzione quella tentata dal partito di Grillo: se si decide per la scheda bianca è naturale che poi non si debba cedere ad accordi e lusinghe bersaniane. Ecco che s’intravede l’ombra della fine del tentativo di una rivoluzione, come quella che si è consumata poco dopo il ’68, cui Casaleggio forse troppo giustamente ha fatto riferimento nell’ultimo comizio elettorale di piazza San Giovanni.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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