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Vergogna Espresso: infanga la memoria di Sergio Ramelli

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La rivista settimanale cui fa capo il supercapitalista Carlo De Benedetti commette una gaffe dalle dimensioni macroscopiche. Abbiamo visto in articoli precedenti come quest’anno la ricorrenza del 25 aprile abbia diviso piuttosto che unire gli italiani, in un momento storico in cui la maggior parte dei cittadini sta iniziando a comprendere le dinamiche di quella che fu una sanguinosa guerra civile. Eppure i vincitori, che da sessant’anni hanno trasformato la storia in epica e leggenda, hanno estremizzato i toni delle celebrazioni, ritornando sulle mai sopite e poco democratiche posizioni dell’antifascismo militante. Per intenderci quello dell’ “uccidere un fascista non è un reato“.

Insieme ai soliti gruppi antagonisti e agli ormai stantii ragazzotti pluricannati di qualche centro sociale, ci si mettono anche “fior fior” di giornalisti a rinfocolare l’odio tra gli italiani. Tra questi spicca tale Michele Sasso, giornalista per il settimanale Espresso, e sfortunato autore di un articolo uscito in data 28 aprile 2015. Lo scritto, intitolato “Il 25 aprile nero si celebra a Milano“, è un tetro e funebre lamento su un presunto ritorno di truppe nazifasciste pronte a riprendersi il potere in Italia.

Michele Sasso prende come spunto le celebrazioni che i militanti dei partiti e delle associazioni, tutte legalmente riconosciute, dell’area della destra sociale hanno organizzato in memoria di Sergio Ramelli. Questo ragazzo, militante del Fronte della Gioventù, venne ucciso a soli 19 anni in un vile agguato orchestrato da membri di Avanguardia Operaia. La sua colpa? Aver scritto un tema in cui denunciava gli omicidi perpetrati dalle Brigate Rosse.

Eppure un “fior fior” di giornalista come Michele Sasso questa storia la omette completamente e anzi, con tono canzonatorio, scrive la parola martire tra virgolette, come se fosse una presa in giro. All’interno di questo scempio giornalistico, che più utile sarebbe se usato per l’igiene delle parti intime, Michele Sasso ha addirittura il coraggio di accusare Sergio Ramelli di, udite udite, aver partecipato a una manifestazione dell’Msi (la prova di ciò è data da una foto, da cui non si riesce nemmeno a distinguere il giovane).

Un fatto che, secondo Michele Sasso, avrebbe provocato e, perché no, forse legittimato l’uccisione del 19enne.

Questo “giornalista” (che noi virgolettiamo come lui lo ha fatto per il martire) effettua poi degli sconnessi e incomprensibili riferimenti a Hitler e al Terzo Reich, come se il Fuhrer fosse in procinto di resuscitare e ripristinare il suo “Impero del male”. Nell’articolo beceramente propagandistico di Michele Sasso non vi è alcun riferimento al terrore seminato dalle Brigate Rosse negli anni di piombo (dalla sua onirica visione sarebbero esistiti solo i terroristi neri evidentemente), un atteggiamento che ricorda quasi l’omertosa frase “la mafia non esiste”, come se si volesse insabbiare una parte di storia scomoda per il credo politico del giornalista.
Michele Sasso meriterebbe una bella denuncia da parte della famiglia Ramelli, che si è vista privata della vita di questo ragazzo, e oggi deve assistere a un altro assassinio, stavolta mediatico 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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