Il gruppo di potere si sta incancrenendo mentre lentamente, ma neppure troppo, la città muore.
TORINO – L’idea che si può avere sull’attuale Giunta comunale, guardandosi intorno, è desolante. Tale accozzaglia di incompetenti, figli di papà e raccomandati verrà a breve, di nuovo, riconfermata. Ciò che appare quanto di peggio una città possa vedere: l’incancrenirsi di un gruppo di potere marcescente. Di fronte ad un sindaco che finirebbe il suo mandato venturo da ultra settuagenario, nulla abbiamo da dire. Piero girava in auto blu quando non era più parlamentare, né politico locale: figuriamoci cosa gliene frega ora di ridurre gli sprechi. Rimarrà nella memoria dei torinesi la sua biciclettata a rischio d’infarto, tanto per dimostrare com’è allenato alla propulsione muscolare. Eppure si dice che viva a due passi dal centro, in un bellissimo viale dotato di una delle poche piste ciclabili funzionali che la città possa vantare.
Torino è una delle città più inquinate del mondo: incontestabile, ma loro ci provano lo stesso, a contestare tale assunto, ainoi, pacifico…e la gente li sta a sentire facendosi intortare! I cittadini del capoluogo subalpino in media prendono l’automobile privata per tragitti di cinquecento metri. Il trasporto privato è responsabile della maggioranza assoluta dello smog che quivi si respira. E mentre bambini crescono con sempre più allergie, le morti direttamente riconducibili all’inquinamento urbano crescono nell’ordine delle migliaia. In questo ridente contesto l’amministrazione comunale organizza una fiera del ridicolo, celebrando i dieci anni di metropolitana. Una metro che, in dieci anni, è ancora una, nel senso di una sola linea, e nemmeno terminata nella sua estensione! In qualsiasi altra città, in dieci anni, quante linee si sarebbero costruite?
Mentre mezza città rimane non servita (adeguatamente) dai mezzi pubblici, ancora ricadono sulle spalle dell’attuale amministrazione le scelte dissennate di quella precedente a guida Santo dell’Olimpiade2006 Chiamparino, della quale si pone ufficialmente come erede morale e materiale. Ad esempio la scelta, risalente a inizio millennio, di costruire un tram al posto di una metropolitana, il moderno Quattro, che avrebbe dovuto solcare la città, mentre, a differenza di una metro, si blocca ogniqualvolta un cretino parcheggi sui binari. E chi abita in corso Giulio Cesare, dove è rimasto perfino qualche italiano (non negoziante) lo sa bene. Quando poi ci portano le statistiche che ci riportano come negli ultimi tre decenni la situazione inquinamento sia migliorata non si può che strabuzzare gli occhi: trent’anni fa le automobili è già tanto se non andavano a carbone! Il filtro antiparticolato, ad esempio non era nemmeno ancora stato inventato.
Saltiamo a pié pari il discorso della sostenibilità, della circolazione, dei lavori, delle autostrade urbane, dei ciclisti ammazzati, dei Vigili urbani, del conflitto coi “vigilini” Gtt, del bike sharing che starebbe salvando la città dallo smog: tutte cose da ripensare e rivoluzionare completamente, ma che per approfondire all’uopo non basterebbero centinaia di pagine. Saltiamolo pure perché ci fa venire il crepacuore.
Passiamo invece all’ennesima presa per i fondelli di questi inetti caciaroni guidati dall’onorevole Piero Fassino: la candidatura di immigrati nelle file della coalizione di governo locale. “La Repubblica” parla agevolmente di “voto etnico” (sic), il quale sarebbe “conteso”: il re dei kebabbari, proprietario degli Horas kebab e di numerose altre proprietà nel quartiere di San Salvario, deve cedere il posto ad un altro egiziano poiché la comunità, naturalmente, non si può dividere: i Moderati (partito piemontese moderato nel nome, ma sempre ad appoggiare la sinistra) hanno infatti schierato un altro egiziano di grande successo. Sarà candidato questo boss africano di un’azienda di trasporti che fa viaggiare frutta e ortaggi in tutta Europa. Uno, oppure l’altro, come dimostra il citato quotidiano, non importa; l’importante è fare politica e far credere che Torino sia una città dove l’integrazione fa faville, mentre la triste verità è che l’integrazione è invero assente in larghe parti dell’area conurbata da stranieri, come ogni torinese che sia passato negli ultimi anni per Porta palazzo, via Cigna, corso Principe Oddone, a due passi dal centro, sa. L’alternativa, e l’opposizione, è una sola: i cinque stelle, una minoranza che difficilmente espugnerà la Sala rossa. Non certo il centrodestra, latitante salvo alcune individualità sparute e litigiose.
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