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Le elezioni regionali piemontesi ricalcano a grandi linee quelle nazionali, salvo l’inversione tra NCD e Fratelli d’Italia.
In Piemonte il Partito democratico riesce a sfondare, in base ai dati provvisori ma quasi definitivi, la quota del quaranta per cento, attestandosi al 40,8% dei consensi. Il partito di Renzi riesce così a riprendersi quel primo posto nell’elettorato piemontese che aveva perduto ad opera dei Cinque stelle l’anno scorso. Rispetto a fabbraio dell’anno scorso, però, i cinque stelle si fermano ad un deludente 21,6 per cento, che apre le porte alla nomina diretta di Sergio Chiamparino, già sindaco di torino e presidente della fondazione bancaria Compagnia di San Paolo, come Presidente della Regione Piemonte.
Al terzo posto si fissa Forza Italia, con il nome del presidente incandidabile che campeggia nel simbolo, non raggiungendo nemmeno il 16% dei consensi arrivati su scala nazionale per le europee (15,8 %).
La Lega Nord dopo il repulisti salviniano cresce esponenzialmente al nord, ma in Piemonte si ferma sotto l’otto per cento (7,6), forte anche della debacle nel capoluogo piemontese: a Torino sono ancora pochi quelli che, vuoi per ascendenze, vuoi per simpatia politica, si arrischiano a votare Lega. In città i voti per il Carroccio sono della percentuale del 5,3.
La lista Tsipras, al contrario di quanto ottenuto in Italia per le europee ottiene il 4,1 %. Nuovo centrodestra, che per le europee ha superato il quorum del 4%, si ferma in regione al 3,1 % facendo spazio a Fratelli d’Italia, che, con la candidatura forte di Guido Crosetto e la pressante campagna elettorale, riesce ad arrivare al 4,2. Fdi-An non ha invece ottenuto il quorum in Europa.
