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Quei Murazzi “buoni” e belli” del collettivismo radical

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Murazzi del Po, un nome che richiama alla mente delle immagini nitide, istantanee ma soprattutto forti. Zona centrale torinese, fulcro delle più grandi controversie cittadine già da quando era  in vita, ma ancora adesso riesce a far parlare di sé con una discreta carica aggressiva. I Murazzi sono chiusi, sigillati, fatta qualche eccezzione come una parte dello storico locale “Giancarlo“. Per il resto anche il resistentissimo Csoa Murazzi (centro sociale) ha dovuto cedere di fronte ai sigilli comunali. Motivo? Quello ufficiale starebbe nell’abusivismo dei dehors utilizzati da quasi la maggioranza dei locali, e del mancato saldo di pagamento dell’affitto delle mura di molti di essi. Esistono anche delle motivazioni, non ufficiali, ma non per questo meno importanti: il Comune ha dovuto dare ascolto ad un comitato cittadino di residenti che lamentavano lo scenario da rissa di saloon che si palesava quasi ogni sera della settimana (con picchi eccezionali durante il week end), a riprova di cui, vi sono gli innumerevoli episodi di violenza. Accoltellamenti, affogamenti e overdose varie, da sempre succedutisi durante le serate pazze.
Detto ciò chi scrive non ritiene che la soluzione adottata dal Comune sia quella adeguata, perché oltre a delegittimare lo stesso di fronte agli occhi dei cittadini (perché l’abusivismo dei locali salta all’occhio solo ora?), non permette alla città di concentrarsi sulla valorizzazione di una zona di fortissimo richiamo giovanile, con tutti i benefici del caso (attrazione turistica, forte attività commerciale e anche una discreta compenente artistico-culturale).
D’altra parte c’è chi invece lancia nell’universo il proprio lamento strozzato per l'”uccisione” dei Murazzi. Costoro fanno parte dell’intelligence torinese che, un po’ alternativa e un po’ radical, strizza l’occhio all’ultra sinistra, senza però sporcarsi le mani con essa. Lo scopo di tali persone è minimizzare e alla fine distorcere l’immagine dei Murazzi. Ecco un estratto del sito www.soundwall.it che descrive “a modo suo” la zona dei Muri: “Un cortocircuito lisergico da cui si generavano le storie più assurde, belle e poetiche – tutto questo davanti al placido scorrere del Po, e davanti alle colline torinesi da cui, alle prime luci dell’alba e alle ultime gocce della vostra nottata, spuntava il sole ed era ogni volta come rinascere, come essere arrivati alla fine di una lunga strabiliante avventura. Vivi. E felici.” Chi scrive ha avuto modo di frequentare i Murazzi del Po e di “viverli” fintanto che sono stati aperti e si è trovato ad assistere a borseggi, spaccio e come ciliegina sulla torta un accoltellamento ed un bel tuffo nel Po…difficile descriverli come “belle e poetiche”. La realtà parla un linguaggio diverso, che non ricade nemmeno nella “demonizzazione” dell’estraneo come la parte politica opposta vorrebbe, ma è un linguaggio duro e il più delle volte inconciliabile tra le parti. Grazie a Dio la maggioranza dei frequantatori dei Murazzi non faceva parte del “giro-vite” della micro-criminalità (semmai aveva come eccesso un po’ d’ubriachezza molesta), eppure chi deteneva il potere e di conseguenza consegnava l’immagine della zona era proprio quella minoranza criminale. Rispetto a questa realtà la retorica di sinistra si è sempre bendata gli occhi, fino ad arrivare appunto alla rottura inevitabile. La strada della ricostruzione è lunga e dovrà necessariamente uscire dai paraocchi della politica, nel frattempo godiamoci l’uscita dalle discoteche senza la folkloristica domanda “Vuoi fumo?”

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Di Redazione Elzeviro.eu

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