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Tra Palazzo Vecchio e Palazzo Chigi c’è di mezzo il pantano

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Renzi, nella foga spasmodica di far uscire l’Italia dalla palude, c’è finito dentro. La poca esperienza con la politica romana (che si intrallazza con veti e poltrone, minacce, richieste e ricatti) gli ha già fatto arrivare il fango alle ginocchia. Se non parte l’abbrivio, se la nave non dà la spinta propulsiva entro i primi 60 giorni, la palude diventerà un pantano mefitico pronto ad inghiottirlo.
Nulla è andato come previsto.
Con la sciarpa viola al collo ha assistito alla sconfitta della sua Fiorentina, l’incarico per formare il nuovo governo è slittato a stamane lunedì 17 (numero poco favorevole) e la squadra di ministri che deve sostenerlo non è ancora pronta. Alcuni prescelti gli hanno detto chiaramente che non intendono far parte del suo esecutivo, e la maggioranza dei parlamentari che sostenevano Letta gli stanno chiedendo un patto alla tedesca: un vero e proprio contratto di coalizione con un programma scritto e preciso nei minimi dettagli.

Come si diceva una volta , a scatola chiusa si compra solo Arrigoni, non certo parole e proposte. Alfano punta i piedi, il Pd ha le convulsioni, Scelta Civica, I Popolari per l’italia e Sel mettono paletti. Matteuccio credeva che andare a palazzo Chigi fosse una passeggiata, invece si rivela già un’arrampicata con corde e picconi, almenoché – al posto delle unioni civili – non scelga la coppia di fatto con Berlusconi, che è salito al Colle mentre lui era ancora Firenze. Potrebbe essere una soluzione innovatrice un duopolio che mette in pensione il bipolarismo delle alleanze che continuano a scatenare una bagarre dietro l’altra. Ormai la democrazia è un sistema obsoleto che sta morendo di discussioni: non permette riforme in tempi brevi e dà vita solo a governi deboli. In effetti, da 27 mesi è già stata sospesa in Italia. Cadono i governi e non si va più a votare.
Giuseppe Franchi, NAA 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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