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TORINO – Forse non cambierà nulla, poiché mettere all’asta un Centro sociale occupato non vuole dire sgomberarlo definitivamente, ma comunque la figura del centrosinistra in Sala rossa è stata davvero magra. Come magra è stata la faccia del sindaco Fassino quando ha osservato che il gruppo dei Moderati ha sostenuto (o si è astenuto dal dar contro) una mozione del combattivo consigliere Marrone (FdI). Forse ancora più magra quando ha constatato che tre nuovi consiglieri Pd di origine socialista dal Primo cittadino accolti caldamente poiché forieri, si pensava, di una stabilità di governo municipale, si sono astenuti su tale mozione.
L’approvazione della mozione è davvero rivoluzionaria, poiché impegna la giunta Fassino a “prevedere progetti di riutilizzo degli immobili occupati ad uso sociale (non che l’uso fattone dagli occupanti fosse davvero sociale, ndr) se gli occupanti accettano di interloquire con l’amministrazione comunale e di mettersi in regola, mentre le palazzine in ostaggio degli antagonisti delinquenti saranno vendute all’asta, con l’impegno di riutilizzare il guadagno per risanare il welfare“.
I rapporti finora tra Comune e Centri sociali occupati sono stati paternalistici e per venti anni anche agli antagonisti sono stati forniti i servizi base sulle spalle dei contribuenti. Senza parlare dei numerosi favoritismi delle istituzioni nei confronti degli abusivi… Oggi forse siamo di fronte ad un’inversione di tendenza, dopo che è stata staccata la spina dell’alimentazione elettrica. Probabilmente vivremo per assistere a tempi di aspro conflitto, poiché gli occupanti dei maggiori centri sociali torinesi non appaiono affatto intenzionati a levare le tende per rendere alla cittadinanza quanto ad essa sottratto.
