Home / Vicolo / Giacomo Leopardi: poeta e filosofo

Giacomo Leopardi: poeta e filosofo

Condividi quest'articolo su -->

oggi ricordiamo il poeta Giacomo Leopardi nato a Recanati il 29 giugno 1798

Non si può definire Giacomo Leopardi “solo” poeta. Personalmente il sottoscritto milita dalla parte di quelli che gli darebbero anche l’etichetta di filosofo.

Perché filosofo? Perché semplicemente si potrebbe affermare che molto del suo pensiero sia in comune con quello di Arthur Schopenhauer. Ad esempio il concetto di Natura matrigna, indifferente alle sorti dell’Umanità, che dice parlando degli uomini nel Dialogo della Natura e di un islandese:

«Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n?avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei».

Concetto che lo porta a scrivere in A Silvia:

«O natura, o natura,perché non rendi poiquel che prometti allor? perché di tantoinganni i figli tuoi?»

E ad arrivare ad un punto di contatto col filosofo tedesco nel suo Zibaldone di pensieri:

«La Natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero bisogno come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità è infelice come chi non ha di che cibarsi, patisce la fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo»

come la Volontà di Schopenhauer che in quanto tale è sempre insoddisfatta:

«Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine l?appagamento; tuttavia per un desiderio, che venga appagato, ne rimangono almeno dieci insoddisfatti» (da Il mondo come volontà e rappresentazione).

Un personaggio dalla vita tormentata e dalla immensa mole di scritti tecnicamente perfetti; senza tempo, perché senza tempo sono i temi che ha affrontato come la giovinezza perduta (che sia l’infanzia o l’adolescenza); l’infelicità della modernità; il credersi dell’Uomo immortale; il Nulla e il suo peso; la delusione del piacere appena ottenuto; il dolore e la paura come stimolo alla vita; il pessimismo (storico e poi cosmico). Il che rende Giacomo Leopardi, uno dei più grandi intellettuali italiani, se non del globo.

Luca V. Calcagno

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Raggi assolta anche in Appello per falso accusa il Governo di far solo chiacchiere

Pensate che ci sia un solo italiano non pentastellato, uno solo, che dopo la conferma …