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C’è la festa del quartiere: aiuto!

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Tutte le conseguenze nefaste di una delle più ammorbanti usanze populiste della città di Torino.

La scorsa Domenica come sempre sono arrivato in auto nel quartiere della Crocetta per andare, o almeno cercare, di andare alla messa del mattino. Normalmente questa operazione, cioè arrivare nel quartiere in questione, parcheggiare ed entrare in chiesa mi prende un tempo medio di due-tre minuti al massimo. Invece domenica scorsa, ovviamente non lo sapevo, perché se solo avessi immaginato quello a cui sarei andato incontro avrei cambiato le mie sacrosante abitudini, mi sono ritrovato ad affrontare un’odissea, un calvario che francamente mi sarei volentieri risparmiato.

 Domenica il quartiere Crocetta è stato semplicemente vittima dell’ennesima festa di quartiere delle tante che “infestano”, scusate il gioco di parole, la città di Torino. Tornando alla mia personalissima vicissitudine mi sono ritrovato a girovagare come un’anima in pena lungo il perimetro del quartiere dato che il traffico lungo corso De Gasperi era stato metodicamente bloccato. Ricordo che di solito un quartiere viene messo a soqquadro se passa il Papa, il Presidente della Repubblica, o per lo meno il Giro d’Italia.

Qui si era invece solo alla presenza di una specie di miserevole “circo di periferia“. Comunque dopo essere stato costretto a fare un percorso di lunghezza tripla rispetto al solito dovendo fare la circumnavigazione del perimetro esterno della Crocetta, mi sono detto: va bene almeno sono arrivato. E invece no! A quel punto ho incominciato a girare in tondo attorno alla chiesa alla ricerca di un miraggio ovvero di un parcheggio per la mia auto, parcheggio assolutamente introvabile a causa sempre della festa di cui sopra. Questo mio vagare è durato la bellezza di circa quindici minuti fino a quando per la disperazione non sono stato costretto a mettere la macchina davanti a due bidoni di rifiuti riuscendo ad entrare in chiesa in assoluto ritardo per la mia sospiratissima messa. Ovviamente con un occhio alla macchina per non trovarmi all’uscita magari una bella multa da parte dei solertissimi Vigili Urbani della città.

Questo è stato il bilancio dello…scherzo di cui sopra. Quello che normalmente è un quartiere tranquillo almeno di domenica è diventato sede di un incubo che ha rischiato di rovinarmi la mattina. Ora, come diceva qualcuno, sorge spontanea una domanda: ma chi è che dall’alto di una non ben definita potestà incombente si permette di obbligare i poveri cittadini a sorbirsi tali “nefandezzenazional popolari, in tutto e per tutto paragonabili ai Festival dell’Unità degli anni settanta? Sarebbe interessante avere delle risposte a riguardo.

Si può sapere chi è che si sente in diritto di obbligarci, come cittadini pensanti e dotati di raziocinio, a sorbirci queste squallide rappresentazioni da “popolino bue“? Soprattutto ben sapendo che il popolo italiano da un bel po’ di tempo non è più né “popolino” né tanto meno “bue“?! Non si sa, ma qualcuno lassù nelle alte sfere amministrative pensa ancora, incredibile dictu, con i parametri mentali del compagno Lenin, sognando di dominare le masse dandogli lezioni di socializzazione collettiva obbligata a base di musica e feste di bassissimo profilo, ma soprattutto narcotizzandone il cervello fino a rendere tali masse ammansite, ipnotizzate e quindi…dominabili.

 E’ superfluo aggiungere che di qualità e di cultura almeno nel senso tradizionale del termine, simili deleterie dimostrazioni di collettivismo a cielo aperto non hanno proprio nulla, se ovviamente con il nulla identifichiamo quattro palloncini colorati, qualche improbabile “artista” di strada e la massa di bancarelle uguali in tutto e per tutto a quelle che normalmente già si trovano al mercato durante la settimana, ma solo sparpagliate per benino fino paralizzare un quartiere intero. Questo in parole povere, ma, visti i contenuti, fin troppo…ricche, è quanto simili “mostruosissime” feste di quartiere offrono.

Di cultura con la C maiuscola neanche a parlarne, di sport vero e non di massa neppure, di divertimento tanto meno. Siamo alla presenza soltanto di una quantità industriale di necrotizzante e assai ipocrita demagogia spiccia, rinforzata da una desolante noia mortale, una demagogia che sembra, ripetiamo, ancora albergare nelle menti chiuse degli ultimi ideologi del socialismo reale e del divertimento guidato di massa che di questo ne è una delle conseguenze meno pericolose ma sicuramente più deleterie. Ci sarebbe anche da chiederci perché in un’ottica di recupero effettivo delle potenzialità del territorio non si pensa magari di tenere semplicemente aperti gli esercizi pubblici qualche domenica, senza ovviamente rivoluzionare per questo il traffico e rendere invivibili i quartieri stessi? Questa scelta sì che porterebbe anche un discreto vantaggio economico agli esercenti, rendendo magari gli stessi quartieri un po’ più vivi del solito. Ma ovviamente così facendo dove finirebbe l’enorme “privilegio” di essere “educati” alla socializzazione collettiva e a quant’altro ne consegue?

di Roberto Crudelini

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Di Redazione Elzeviro.eu

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