Ne so poco dell’Eurovision. L’ho scoperto qualche anno fa in Francia, dove mi pare sia più seguito che in Italia. Si tratta di una manifestazione canora di pura spazzatura, esattamente come il festival di San Remo, ma senza il gusto italico per i decori e il contorno di pettegolezzi.
di Paolo Desogus
L’aspetto interessante dell’Eurovision è però il concorso che vede in gara i cantanti selezionati per nazione.
Ieri, per dire, non hanno solo vinto quei quattro ributtanti canzonettari, ma insieme a loro ha vinto niente-poco-di-meno che l’Italia. Battute a parte sul nostro paese, che in Europa riesce al massimo a vincere questa gara di rutti in do maggiore, l’Eurovision è un po’ lo specchio della nostra disastrata UE: una competizione per nazioni, con annessi stereotipi e confini tra paesi.
Tutto il contrario dell’immagine che l’Italia ha dell’Europa, aperta e denazionalizzata, in cui vorrebbe dissolversi per estinguere i propri mali, i propri complessi di inferiorità, la propria stupidità, il proprio provincialismo, la propria incapacità di essere minimamente responsabile del proprio destino collettivo.