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Non si può continuare a far finta che la Siria non fosse uno dei paesi più ambiti, colti e tolleranti del mondo. Un melting pot di culture e religioni, di passioni proibite, di storie, di etnie. Un crocevia della storia che tutti i più grandi imperi del mondo hanno ambito a conquistare. Tutto spazzato via in nome del capitalismo e dell’estremismo che ne è triste la nemesi.
Non possiamo continuare a sperare. Siamo complici di questo sfacelo, un disfacimento che non vede vie d’uscita, salvo che non si decida di appoggiare il regime di Assad e si finisca per considerare finalmente i ribelli e l’Isis due facce della stessa medaglia. Al Nusra è Al Queda in Siria. I ribelli sono alleati, quando non proprio membri dell’organizzazione terroristica guidata attualmente dal medico egiziano Al Zawahiri e dal figlio di Bin Laden, poco più che ventenne, ma già assetato di sangue e vendetta.
Abbandonare ad un destino così truce la Siria è il più grande peccato dell’occidente negletto, capitalistico e dipendente dagli stellestrisciati. Avrà la forza, Putin, di ristabilire nell’area una serenità ormai dimenticata? La zona di influenza del Califfo del terrore si sta estendendo in Cecenia, fino addentro i confini russi. E’ pertanto lecito attendersi una reazione forte e decisa, considerate anche le truppe di terra, per ora “consulenti”, nonché gli armamenti volati attraverso Iraq e Iran.
Solo l’ingresso fattivo di questi ultimi due stati, insieme all’Egitto ed agli eserciti dei paesi dal Marocco alla Siria, possono definitivamente ristabilire l’ordine nella zona. I paesi arabi del petroldollaro, invece, sono cofautori della situazione attuali, pertanto coerentemente si tirano fuori, ma pagheranno i conti con la storia.
