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L’indifendibilità storica del Comunismo e lo strano “buonismo” del giornale “Avvenire”

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Venerdì 17 sul quotidiano “Avvenire” è comparso un articolo firmato da Roberto Beretta che francamente mi ha lasciato esterrefatto ma la parola più giusta sarebbe “indignato”. L’articolo in questione è una recensione del libro “I Comunisti mangiano i bambini. Storia di una leggenda” edito da “Il Mulino” e scritto dallo storico Stefano Pivato. Nel saggio l’autore sostiene che l’immagine del comunista che si fagocita i bambini non sarebbe stata nient’altro che il frutto della propaganda nazifascista quando le sorti della guerra stavano volgendo al peggio per le forze dell’Asse.

Per di più lo stesso genere di “falsa” immagine del Comunismo sarebbe proseguita nell’immediato dopoguerra nelle elezioni del 1948 quando la Democrazia Cristiana, per l’autore evidentemente a corto di argomenti, dipinse i sovietici come mostri con slogan propagandistici del tipo “Madre! Salva i tuoi figli dal bolscevismo! Vota DC“.

Il punto di partenza per affermare la falsità di simili accuse sarebbe la famosa carestia di cui l’Unione Sovietica rimase effettivamente vittima a cavallo tra gli anni venti e trenta e che avrebbe portato in casi estremi ad episodi di isolato cannibalismo. L’autore prosegue adducendo come prova delle sue idee “buoniste” nei confronti del Comunismo l’imbarco avvenuto a fine ’43 di parecchi bambini italiani dai 4 ai 15 anni che, presi dalle zone invase, sarebbero stati destinati, secondo la propaganda fascista, agli istituti di rieducazione predisposti in Russia. Ora se è evidente, ci mancherebbe pure il contrario, che il Comunismo non ha mai “mangiato” bambini, va anche detto che nessun accenno, pare venga fatto da parte di Pivato sui crimini, questi sì reali, perpetrati sempre dagli stessi governi sovietici.

La qual cosa ci fa sospettare che l’operazione messa in atto con la pubblicazione di questo libro e con la seguente uscita dell’articolo, non sia altro che un postumo e strisciante tentativo di rivalutazione del Comunismo stesso. Ovviamente Pivato ha diritto di scrivere quello che vuole, grazie al cielo siamo in una democrazia occidentale, sarebbe bello ricordarlo pure all’autore in questione, ma quello che proprio non ci va giù è che, il giornalista di “Avvenire“, prenda a pretesto la doverosa recensione del libro per “schierarsi” perfettamente con le idee di Pivato, anche lui senza prendere, come avrebbe dovuto, lo spunto per riaffermare, nel contesto di una corretta e completa ricostruzione storica, le pesantissime e dirette responsabilità dei regimi comunisti nel campo della lesione dei diritti umani.

Ovviamente anche l’espressione “lesione dei diritti umani” potrebbe sembrare pure riduttiva dato che, quando si parla della soppressione di decine di milioni di vittime innocenti, siamo piuttosto nel campo della totale soppressione del diritto alla vita con tutte le implicazioni del caso. Ora se può essere vero che i comunisti non mangiavano e non mangiano i bambini in…senso tecnico, è altrettanto vero, e questo viene colpevolmente taciuto tanto da Pivato che da Beretta, che…ci sono andati molto vicino. Evidentemente o lo stesso Beretta non è documentato sui crimini perpetrati in nome dell’affermazione dei principi del socialismo reale o se li è…semplicemente dimenticati. Di sicuro chi legge l’articolo, è il caso di dirlo, “sparato” da Beretta, sarebbe tentato, soprattutto se non ha una memoria storica sufficientemente lunga, di pensare che in fondo il Comunismo non è stato quel “grande male” così come è stato un po’ troppo frettolosamente dipinto.

Ora invito Beretta ad andarsi a documentare, dopo il crollo a furor di popolo del Muro di Berlino i documenti hanno incominciato a venire alla luce, su quelli che sono stati i crimini perpetrati dai vari regimi comunisti: forse si renderebbe conto che se non furono mangiati i bambini, poco ci mancò. Basterebbe ricordare come decine di migliaia di bambini morirono o di fame o trucidati insieme alle loro famiglie dal ’29 al ’33 per ordine di Stalin, in quella che fu a tutti gli effetti un’operazione di pulizia etnica e politica condotta nei confronti dei Kulaki, ovvero i piccoli e medi proprietari terrieri dell’Ucraina che avevano osato opporsi alle sordide logiche del socialismo reale. Nei confronti di costoro venne effettuato un vero e proprio isolamento, un cordone sanitario in grado di provocare la conseguente carestia e la morte per fame di centinaia di migliaia di innocenti. E che dire dei bambini gettati, spesso da vivi, nelle Foibe insieme alle loro madri e ai loro padri dalla soldataglia di quel “sant’uomo” del maresciallo Tito che per i suoi mostruosi crimini di guerra non fu mai sottoposto al processo che avrebbe meritato.

Ci dispiace per le false certezze di Roberto Beretta ma altri esempi non mancano di certo per sgretolarle: se andiamo questa volta in Oriente evidentemente ci siamo dimenticati dei milioni di vittime atrocemente spazzate via dall’anagrafe della terra da quell’altro “onest’uomo” di Pol Pot che in Cambogia si divertì a decimare la popolazione inerme, ovviamente sempre per affermare i sacri valori umanitari del Socialismo Reale. In quei tempi, nelle scuole di rieducazione organizzate da chi forse non era degno neppure di essere chiamato “orco”, bastava avere soltanto gli occhiali da vista per essere condannati ai lavori forzati per “manifesto intellettualismo”. Ovviamente migliaia e migliaia di bambini vennero per questo “santo motivo” prelevati dalle loro famiglie e mandati a lavorare forzatamente nelle risaie, e se non mantenevano un sufficiente ritmo lavorativo, venivano torturati e sottoposti ad ogni genere di atrocità, quando non direttamente e brutalmente accoppati.

E che dire di quando sempre il “prode” Pol Pot si mise a torturare bambini e pure neonati per fare confessare a padri e madri la loro dissidenza…ma queste, sia per Pivato che per Beretta, sono evidentemente solo leggende, fantasie frutto di propaganda filo-nazi-fascista. Il Comunismo, sarebbe bene ricordarlo ad entrambi gli autori, rispettivamente di libro e di articolo, è stato giudicato e condannato dalla storia e gli orrori che sono stati perpetrati in nome dell’affermazione dell’ideologia atea, è il caso di ricordarlo, e marxista,  grazie al cielo, ora sono solo un tragico ricordo. Il Comunismo non ha bisogno di postume difese di ufficio, proprio perché il suo totale fallimento è stato decretato da milioni di persone che hanno preso coraggio e lo hanno sotterrato sotto i loro picconi.

Sarebbe anche bello ricordare a Beretta, che scrive, tra l’altro, in un giornale “di ispirazione cattolica” così come è riportato sotto il titolo della testata, che un Pontefice, che molti hanno già dimenticato, ha rischiato, e anche tanto, del suo per far cadere quel muro che qualcuno irresponsabilmente vorrebbe in qualche modo ricostruire se non altro come un soffuso e romantico ricordo del passato. Questo articolo manifestamente parziale e antistorico non fa che confermare quanto da me scritto in un mio precedente articolo in cui stigmatizzavo la situazione assolutamente surreale di un mondo cattolico, unito dalla stessa fede ma diviso tra due anime contrapposte. Da una parte i Cattolici che, non senza una certa dose di coerenza, e di coraggio visti i tempi, continuano ad identificarsi con i valori reali del Cristianesimo, e una parte di pseudo Cattolici che da sempre occhieggiano a sinistra. Ovviamente non stiamo parlando della sinistra di un Matteo Renzi, per carità, ma di quella ben più radicale che vede ancora nel movimento marxista il sacrosanto strumento di liberazione delle masse dallo sfruttamento dei padroni. Quanto questa “liberazione” corrisponda a verità lo abbiamo visto sopra, e da quell’elenco mancano i milioni di vittime della rivoluzione maoista e di quella castrista.

In quest’ottica assolutamente distorta, ovviamente la funzione di Gesù Cristo, visto solo e soltanto come primo socialista della storia umana, non sarebbe stata più quella di liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato, ma quella di…liberare le masse dall’oppressione capitalista. E per questo lo stesso si sarebbe fatto crocifiggere, ma dubitiamo che, nel secondo caso, sarebbe potuto anche…risorgere dai morti come in effetti ha fatto. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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