Non c’è niente da fare, la cinematografia nostrana continua a sguazzare con insolita regolarità nei vecchissimi schemi del neorealismo.
Dagli anni ’50 ad oggi i nostri produttori cinematografici, fatta qualche rara e lodevole eccezione, hanno prediletto la via della “denuncia sociale” dimenticandosi però completamente il ruolo primigenio del grande schermo, ovvero l’evasione.
Veniamo or ora a conoscenza dell’imminente messa a punto di un film documentario che sarà presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Roma. Il film di Stefano Liberti e Enrico Parenti sarà intitolato “Container 158” e rappresenterà una sorta di denuncia nei confronti delle condizioni di vita all’interno del campo rom più grande d’Europa. Il campo esiste sul serio e si trova in via Salone fuori dal Raccordo Anulare romano.
La trama del film è il solito intreccio di storie strappalacrime fatte di soprusi e immani difficoltà cui la popolazione rom dovrà far fronte. Senza ovviamente un lieto fine l’obiettivo pare quello di ottenere dalla platea un “piagnisteo” continuo. Per la critica sarà un successo assicurato, per la politica, dove non si vede l’ora di strumentalizzare il cinema per fini demagogici, idem.
Il problema non sta però in questo film, ma in tutta la corrente di pensiero che pervade la produzione cinematografica dello stivale: non esistono produttori capaci di andare al di fuori dei triti e ritriti canoni del neorealismo, tragedia o commedia che sia, perché entrambe da lì partono. Così abbiamo scaffali pieni di pellicole sulla mafia, sui problemi del meridione, sui dolori esistenziali…e in tutto questo l’evasione dove sta?
Perché un onesto cittadino, che si fa un sacrosanto mazzo tutto il giorno senza ottenere magari il dovuto compenso, dovrebbe aver voglia di sorbirsi uno squallido spaccato di vita in cui ritrova tutti i suoi problemi, per giunta raddoppiati e per giunta senza una soluzione? Viene presentato quindi un baratro inquietante che sicuramente non giova alla mente del nostro italiano medio. L’Italia sarebbe il paese delle mille risorse e dei multiformi ingegni, ma quando di mezzo si mette una parte politica che fa del materialismo storico il suo credo imperante è ovvio che il risultato sia questo: un deserto senz’acqua e senza un senso.
Il cinema, come anche la realtà, sono tutt’altro che questo, sono inventiva, colpi di scena inaspettati, fantasia e soprattutto spirito d’evasione; l’evasione dalla realtà dell’italiano medio, che grazie a gesta epiche e nobili valori immortalati da spettacolari azioni può per un attimo uscire finalmente dalla propria routine e sognare ad occhi aperti. In questo non rientra sicuramente la vicenda della rom Brenda che si trova ad essere senza documenti in Italia….