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Rom – La periferia dove non bastano le ideologie

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BAGATTELLE

“La prima battaglia culturale è stare di guardia ai fatti”, ammoniva Hannah Arendt. Elzeviro, anche con la comprensibile baldanza ed irruenza di chi è meno segnato dall?ingiuria degli anni, cerca esattamente di fare questo. Stare ai fatti. Non accomodarsi nel “politicamente corretto”, senza cedimenti ai facili stereotipi (anche identitari).Senza altro scopo, in una città dove la “versione ufficiale” è diffusa all?unisono da tutte le cattedre, che dire come stanno le cose. Per questo, non per accordarsi ai troppi “”imprenditori politici del razzismo” o per perpetrare un mito securitarista sempre troppo incline alla “logica del pogrom”, si è parlato di rom. Senza risparmiare la ruvidezza. Sono troppi, infatti, quelli che la risolvano a parole (e progetti, ricerche, consulenze).Fotografare una situazione non è razzismo, piuttosto lo squarciare il muro dell?indifferenza. A troppi, sicuramente a certi “professionisti della bontà” con annesse prebende, bastano le affermazioni di principio. Si mettono a posto a coscienza, così possono chiudere gli occhi. Noi non siamo così. Vogliamo vedere in faccia la realtà, non ci basta la rappresentazione ideologica. In qualunque senso questa si sviluppi.

Sappiamo che i Rom rappresentano una delle più numerose minoranze etniche dell?Unione Europea. Sono circa 10-12 milioni i Rom che vivono nei vari Stati membri, spesso in condizioni di difficoltà. Già nel 1993, con la Risoluzione 1203, il Consiglio d?Europa parlava di “vera minoranza d?Europa”. Una classificazione che ci dice con chiarezza che certo la questione riguarda i singoli Stati membri, ma evidentemente l?Unione nel suo complesso. Partendo anche dal fatto che Europa unita significa ? come valore ? “libera circolazione”. Si tratta di una “questione transfrontaliera” che interpella l?Unione ad un ruolo attivo.

Altro “ruolo attivo”, impedendo tanto la ghettizzazione quanto l?auto-ghettizzazione, dovrebbero giocare le Città. Una vasta professionalizzazione (anche nel Terzo Settore) dell?assistenza sociale non ha sempre corrisposto ad un reale miglioramento dell?intervento. Troppo spesso accade che operatori, settori della pubblica amministrazione o grandi attori dell?associazionismo solidale siano più attenti ad un?astuta rendicontazione volta all?autoconservazione.

Noi, senza urla legaiole o buonismi d?accatto, come detto, scegliamo di stare ai fatti.Ci facciamo aiutare da un non recentissimo, ma comunque informato, “Quaderno della Pastorale Migranti” (ottobre 2008), che descrive come segue il fenomeno rom in Città.

“La presenza dei sinti e dei rom nelle aree sosta della città è sostanzialmente stabile, pur a fronte di eventi eccezionali (il conflitto nell?ex Jugoslavia e la caduta dei regimi nei Paesi dell?est) che, nel corso degli anni hanno prodotto notevoli afflussi di sfollati e profughi.L?eccezionale trend demografico dei rom immigrati, attestato mediamente intorno ad un +6% annuo, è sempre stato equilibrato dalle partenze di famiglie che hanno scelto di trasferirsi in altre città e dai decessi. Se non si considerassero i bimbi ed i giovani nati negli ultimi vent?anni, la popolazione sinti e rom in qualche modo “gestita” dalla città (coloro che sono nelle aree sosta e in appartamenti affittati dall?Agenzia Torinese per la Casa ATC o da privati) sarebbe di 657 persone, circa 200 in meno di quelli presenti al momento dell?avvio delle politiche di gestione del fenomeno negli anni ?80 (cui vanno aggiunte le nuove famiglie giunte dalla Romania).Le famiglie di sinti e rom residenti nelle case popolari sono però da considerarsi, tolte poche eccezioni (5-6 casi su tutta la città, pur all?origine di molto clamore), ben avviate in percorsi d?integrazione sociale (il 60-70% delle famiglie ha ormai un lavoro regolare, la frequenza scolastica pressoché paragonabile a quelle della popolazione italiana, gran parte già in possesso o in via d?acquisizione della cittadinanza italiana, ecc…).

Le famiglie di sinti e rom residenti in appartamenti affittati privatamente in case da loro costruite (sinti), eccezion fatta per poche situazioni, sono sostanzialmente indistinguibili da quelle italiane.Sono perfettamente integrate e, in molti casi, si identificano con le fasce di popolazione maggiormente esigenti sui temi della qualità della vita (sicurezza, igiene, benessere economico,servizi, ecc…). Si ritengono “torinesi” e in molti casi, anche se d?origine slava, parlano il dialetto piemontese.L?emergenza è rappresentata dalle presenze, praticamente fuori controllo, dei rom romeni: circa 1000 persone oramai stabilmente insediate nella città sin dalla caduta del regime di Ciaucescu in Romania (altri 1000 hanno scelto altri insediamenti fuori dalla città e dalla provincia)”.Ciò non vuol dire che si neghino problemi, piuttosto si reclama l?attenzione. Attenzione nel senso di quella richiamata, meno di un anno fa, dall?Arcivescovo Cesare Nosiglia nella sua Lettera Pastorale ai rom e sinti dall?eloquente titolo “Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio”. Scriveva, in quel documento, Monsignor Arcivescovo: “Nuove sfide ci attendono: sapremo tutti insieme, garantire il diritto e la dignità alla più numerosa minoranza europea che vive con noi? Sapremo offrire la parità di diritti e di doveri ad un piccolo popolo con molti bambini?

Sento la vergogna di campi più o meno autorizzati che sono al di sotto della soglia della vivibilità, in cui cresce la violenza e la delinquenza. Chi conserva la dignità della vita in situazioni cosi difficili mostra una grandezza umana straordinaria”.

Non ci saranno, da queste colonne, smottamenti lombrosiani. Ciò che ci preme chiedere – a chi è delegato a decidere ed agire, ma anche alle nostre coscienze ? è: che fare per risolvere i problemi?Le destra pavloviana ci dirà: “eliminare gli zingari”. La sinistra da salotto (tenendosi ben lontano dalle criticità che non confinano con la Crocetta o la collina, ma con tante realtà popolari): “eliminare il razzismo”. La sensazione è che serva altro, che si debba guardare oltre.

Marco Margrita@mc_margrita

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Di Redazione Elzeviro.eu

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