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Juve: quasi fatta per lo scudetto?

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COMMENTO AL CAMPIONATO

La Juve vince contro i bianconeri friulani e, in attesa di recuperare il match contro l’Atalanta, si ritrova prima in classifica con un punto in più del Napoli che pareggia contro l’Inter. Ora le speranze per gli azzurri si riducono di molto. Roma facile facile contro il Toro mentre una Lazio stanca riesce a malapena a pareggiare a Cagliari subendo l’ennesimo scempio da parte del Var. Il Milan fortunello vince agli ultimi istanti contro un Genoa tosto nel fango di Marassi. Samp distrutta a Crotone mentre l’Atalanta si riavvicina alla zona che conta vincendo in casa del Bologna. Fiorentina vittoriosa con le lacrime agli occhi contro il Benevento. Il derby tra Montecchi e Capuleti va al Verona. Pari a patta tra Sassuolo e Spal per continuare a sperare.

La Juve è un rullo compressore e pur con l’organico acciaccato continua a vincere come se niente fosse.

A farne le spese questa volta gli onesti bianconeri di Udine che nulla possono contro il fuoriclasse Dybala. Che altro dire se non che il Napoli probabilmente, scegliendo di perseguire un unico obiettivo, si sta scavando la fossa con le sue stesse mani. La vittoria finale, ora che la Juve mercoledì probabilmente si porterà a più quattro dai partenopei, appare agli uomini di Sarri sempre più un’atroce chimera, atroce per quelle che erano le speranze e illusioni iniziali corroborate dal gioco e anche da una certa fortuna che, come sempre, aiuta gli audaci. Il Napoli, lo sapevamo, non ha la panchina di madama Juve e quindi, a forza di dai e dai, alla fine si stancano anche i semidei per metà quasi divini ma per l’altra metà assolutamente e splendidamente umani. A questo punto se non capiteranno terremoti e incredibili imprevisti Allegri potrà fregiarsi dell’ennesimo scudetto sulle maglie della Vecchia Signora del calcio.

La Roma non fatica o…fatica poco contro un Toro soltanto volenteroso e poco più. I giallorossi sembrano avviati verso la loro consacrazione in zona Champion’s anche perché dietro non è che scoppino tutti di salute. Non scoppia la Lazio che sta giocando con gli stessi 13-14 da inizio anno con le conseguenze impietose che tutti vediamo: scempi della Var a parte, la squadra non ce la fa più, molti sono arrivati alla frutta spremuti come limoni tanto per rimanere nell’argomento agreste. E il motivo che finora pochi si sono posti è uno e uno solo: oltre la siepe in casa Lazio c’è il buio più assoluto.

E sì perché ci sarà una ragione se Inzaghi non fa giocare i sostituti se non per qualche ridicola manciata di minuti e, quando è festa, forse per un tempo intero con le ridicole e risibili conseguenze del caso salvo poi essere costretto in tutta fretta a mandare precipitosamente in campo i titolari per evitare guai grossi. Ma perché non ci sono sostituti degni? La risposta è semplice: a luglio-agosto la tanto sbandierata campagna acquisti fatta da Tare con la super visione di Lotito si sta rivelando, ora lo possiamo incominciare a dire senza tema di smentita, largamente inadeguata al progetto Champion’s e forse anche a quello dell’Europa League. E inutile che Tare continui a sostenere, tra una sconfitta e l’altra, che il vero obiettivo della Lazio è il Campionato.

Se le cose stessero in questi termini chiediamo al Direttore sportivo se l’acquisto di Nani si stia rivelando funzionale a tutto ciò, se lo sia l’acquisto di Di Gennaro, se lo sia quello di Caicedo, se lo sia quello di Marusic, aurea mediocritas, se lo siano i due ragazzotti portoghesi che probabilmente qualcuno ha imposto a Inzaghi e che insieme non hanno mai calpestato con i tacchetti un filo del campo neppure per una manciata di secondi. Su otto acquisti la società ne ha azzeccati appena due: Leiva e in parte Caceres già comunque affaticato e in infermeria. Senza sostituti e con la rosa ridotta all’osso non si poteva sperare che Inzaghi facesse miracoli.

Miracolo sarà a nostro giudizio riuscire in qualche modo a finire decorosamente un campionato che ora come ora sta diventando sempre più impervio e ripido anche perché con la Samp, il Milan e la risorta Atalanta non c’è molto da scherzare neanche in chiave Europa League. Il Milan di ieri può aggrapparsi solo e soltanto alla dea bendata che nel suo caso negli ultimi secondi ha deciso di vederci benissimo consentendo quello che nessuno avrebbe fino a quel momento immaginato. Ai posteri del derby che sarà l’ardua sentenza. Una menzione particolare è doveroso farla alla toccante atmosfera del Franchi dove una città intera, una squadra hanno onorato come meglio non potevano la memoria Davide Astori. Un uomo che ha lasciato un vuoto enorme, un uomo magari lontano dai livelli dei fuoriclasse senza anima che rendono attraente il circo mediatico del calcio ma che proprio con la sua umanità, la sua semplicità di giocatore, di padre e di marito ha dato a tutti noi con la sua tragica e prematura scomparsa una bella lezione di vita.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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