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Bruxelles vi tiene per le palle

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Matteo Salvini e Luigi Di Maio giocano con l’elettorato italiano, ma ancora non hanno fatto i conti con Bruxelles.

Bruxelles non si fa intimidire dai “populisti”

Con una piatta e monocorde conferenza stampa il portavoce della Commisione Ue Margaritis Schinas ha esposto la sua opinione sui risultati elettorali italiani. “Posso dire in buon francese keep calm and carry on”, ha detto il grigio funzionario dell’Unione europea.

Bruxelles dorme dunque sonni assolutamente tranquilli. Al netto di tutti gli strepitii mediatici, delle urla “al lupo, al lupo”, ecco che alla resa dei conti post elettorale emerge quella che è l’effettiva carica rivoluzionaria di Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Nulla.

I bluff di Lega Nord e 5 Stelle

Lo slancio “populista” di Di Maio si è concretizzato quest’oggi con delle dichiarazioni che imbarazzano tutte le battaglie politiche portate avanti dal 5 Stelle. “Non capisco come possano bollarci come populisti, ho fatto una campagna elettorale distensiva verso Burxelles”, ha detto ‘o scugnizz prodige. Per gli illusi che ancora credevano di andare a fare la voce grossa in Commissione europea via 5 Stelle, ecco servita l’amara risposta. Sul lato “verde” la situazione non è migliore.

Matteo Salvini sembra cambiare idea ogni giorno sul rapporto Italia-Unione europea. Oggi ha deciso che occorre sforare il limite, risalente a Maastricht, del 3% del rapporto deficit su Pil. Domani cambierà di nuovo idea. Ecco perché in Commissione si fanno grasse risate oltre che sonni estremamente tranquilli. Quella conferenza stampa del grigio funzionario europeo ci ha riportato alla luce l’immagine di un genitore che porta al parco i due figli scalmanati e li guarda con compassione mentre si contendono le formine, il secchiello e la paletta.

I vincoli legislativi che Salvini e Di Maio fanno finta di ignorare

Bruxelles tiene per le palle Salvini, Di Maio, ma anche Mattarella e, ahinoi, tutti gli italiani. Bruxelles ci tiene per le palle perché, per mezzo dell’inserviente Mario Monti, ha introdotto il Fiscal Compact direttamente nella nostra Costituzione. Uno smacco perché il Fiscal Compact è una norma che è contraria ai principi sottesi alla stessa carta costituzionale. Purtroppo per noi però nessun Zagrebelski si è mai attivato per dirci come il vincolo del pareggio di bilancio per lo Stato (cioè lo Stato spende 100 e tassa a 100) annulla qualsiasi tipo di investimento pubblico in settori chiave, come sanità, istruzione e lavoro.

Questo Salvini e Di Maio lo sanno bene, ma evitano di dirlo. Altrimenti crollerebbero come castelli di carte entrambi i programmi. Da una parte la riduzione delle tasse (come le riduci se a fine anno devi riconsegnare a Bruxelles esattamente la cifra che hai speso?) e dall’altra l’utopistico e grottesco reddito di cittadinanza. Le regole economiche europee vanno cambiate con urgenza, ma per farlo occorre competenza e programmazione. Occorrerebbe per esempio formare fin da subito un alleanza mediterranea per spostare il limite di Maastricht (che venne per altro scelto a caso) almeno dal 3 al 10%.

Occorrerebbe poi togliere dalla Costituzione questa legge economicida quale è il Fiscal Compact. Purtroppo però il nostro destino è ancora quello di rimanere nel pollitalico dove le cariche rivoluzionarie si esauriscono come la neve al sole al termine di ogni tornata elettorale.

 

di Pro Meste

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