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Juve la finale non fa per te

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Ennesima finale butta al vento da parte dei bianconeri che dopo un buon primo tempo spariscono dai radar nella ripresa e vengono sotterrati da Ronaldo & C. : settima finale persa su nove giocate, un record europeo, nessun’altra squadra ha fatto altrettanto.

E meno male che qualcuno aveva detto che, rispetto alla finale persa nel 2015 contro il Barcellona, la Juve questa volta aveva qualcosa in più  sia come mentalità che come valore di organico.

Verrebbe da dire: stessa spiaggia, stesso mare di due anni fa e …di tanti anni prima. Perdere contro il Real ci può anche stare ma non provare neanche a giocare l’ennesima opportunità che il fato ti regala per alzare quella, a questo punto maledetta, coppa dalle grandi orecchie, grida vendetta al cospetto sia dei tifosi che del calcio italiota in generale. La Juve è esistita soltanto nella prima mezzora del primo tempo…poi si è limitata a rinculare indietro aspettando la mazzata, il colpo di grazia definitivo da parte di chi avrebbe dovuto essere affrontato con ben altro orgoglio.

Piange il cuore perché questa era e…doveva essere la partita della svolta…c’erano tutti o…quasi tutti i presupposti per vincere o comunque almeno provarci e invece nulla, un nulla imbarazzante che nella trasmissione Premium di ieri si è cercato in qualche modo di…mitigare per signorilità e per non voler affondare il coltello nella ferita…una questione di signorilità che per carità è doverosa ma che il giorno dopo deve essere seguita da un esame impietoso di quelle che sono state le cause di questo ennesimo disastro sportivo forse anche annunciato. La prima cosa che ci viene in mente dopo aver visto la partita è che la Juve di ieri…e forse non solo di ieri, è che la compagine di Allegri ha giocato in pratica senza uno straccio di attacco.

Dybala e soprattutto Higuain (Novanta milioni a nostro giudizio buttati dalla finestra) non solo non sono mai pervenuti ma la loro presenza non è stata neanche rilevata dai radar. Il Pipita, a parte due conclusioni nei primi venti minuti del primo tempo, giusto per onor di firma, si è poi limitato a vagare senza costrutto dalle parti dell’area avversaria senza mai un’invenzione che fosse capace di mettere in crisi gli avversari e neanche un sussulto di orgoglio che giustificasse la sua presenza di campo. Idem Dybala che forse come attenuante ha scontato la sua inesperienza in un evento così determinante. La Juve in pratica ieri sera ha giocato senza due protagonisti e se poi ci mettiamo pure il mezzo fantasma di Khedira e una difesa mai così ferma come ieri…vedi il secondo goal di Ronaldo che è sembrato giocare contro gli omini del calcio balilla, il quadro diventa completo ed esauriente. Gli unici a salvarsi nella serata horribilis sono stati  il buon stagionato Dani Alves, l’unico giocatore che ha personalità adatta a questo genere di eventi supremi, e il gladiatore Mandzukic autore del meraviglioso goal del purtroppo temporaneo pareggio.

A giudizio di chi scrive va aggiunto senza tanti peli sulla lingua anche l’impietoso detto mai passato di moda e sempre attuale “Chi troppo vuole nulla stringe“. In effetti la Juve quest’anno avrebbe forse dovuto darsi finalmente delle priorità…vista anche la coperta abbastanza adeguata per il nostro infimo campionatino regionale ma assai corta se paragonata alle altre corazzate continentali. Forse sarebbe stato un bene non giocare alla morte per aggiudicarsi il sesto, e a questo punto inutile, scudetto e la terza Coppa Italia consecutivi per tenere in serbatoio energie nervose e fisiche che, come due anni fa, nel momento supremo della prova, sono impietosamente venute meno…chissà forse i tifosi avrebbero preferito vincere una coppa che in fatto di importanza vale almeno cinque Scudetti e dieci Coppe Italia…invece si è voluto…a tutti i costi…è proprio il caso di dirlo, il famigerato triplete seguito magari anche dalla Super Coppa di Lega.

Alla fine, come succede quasi sempre se hai energie e risorse non illimitate, sarebbe stato meglio concentrarsi sull’obbiettivo più importante che manca da troppo tempo e che è stato vinto una volta nel contesto di un’immane tragedia che avrebbe dovuto convincere i responsabili della società a restituire addirittura quella coppa insaguinata e un’altra ai rigori a Roma contro l’Aiax. Ma in corso Galileo Ferraris, questo forse è un po’ il limite dell’attuale  gestione, non si conosce la parola “rinuncia” volendo sempre vincere tutto contro tutti anche se certe volte il buon senso ti suggerirebbe forse il contrario. D’altronde se il Milan ha ora nella sua bacheca sette Champion’s ma non il numero di scudetti vinti dalla Juve forse un motivo ci sarà…forse a suo tempo quella che è stata la protagonista assoluta del calcio europeo si diede delle priorità che risultarono vincenti.

Ora per la prossima stagione ci permettiamo di dare un consiglio alla società bianconera: provate per una volta (tanto che male vi fa?) a programmare le energie per un unico obbiettivo finalmente degno di cotal e tanto nome e chissà che questa volta, magari da vice campioni d’Italia, e magari senza aver vinto per la quarta volta consecutiva la Coppa Italia, dopo essere stati, a questo punto inutilmente, i dominatori del campionato nazionale, non diventiate finalmente i dominatori del Continente con tanti saluti alle piccole e ormai consuete glorie nostrane. Se rinunciare ogni tanto ad un buon Lambrusco ti permette finalmente di bere una bottiglia di Champagne millesimato forse a rigor di logica bisognerebbe avere il coraggio di farlo.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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