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Abbiamo toccato il fondo: disfatta azzurra

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L’Italia non riesce a segnare neppure a San Siro: ora siamo fuori dai mondiali. Abbiamo toccato il punto più basso della lunga storia della Nazionale. Ventura ai saluti finali mentre in Federazione si preannuncia forse un autentico terremoto.

In 180 minuti giocati gli azzurri non sono riusciti a segnare neppure un goal contro i modesti svedesi: l’unico commento che viene da aggiungere ad una simile e storica debacle è che probabilmente noi ora come ora siamo ancora più modesti di loro.

Agli azzurri in queste due partite decisive per l’accesso ai mondiali di Russia non è mancata la voglia e la spinta agonistica, sono mancate le idee, gli schemi e la lucidità perché nel calcio tu puoi collezionare calci d’angolo, possesso palla e tutto quanto fa massa e spettacolo ma se non ci sono idee precise in campo, un assetto di gioco degno di questo nome e gli interpreti giusti la palla non la metti dentro neppure per grazia divina. La legge del pallone è questa, semplice e imbarazzante, il calcio è più un gioco di squadra che di singoli. Gli schemi nel calcio servono proprio a questo: a creare occasioni da goal ovviamente con il concorso della tecnica individuale anche questa importante.

Ma, ripetiamo, se non ci sono idee precise e un canovaccio di gioco su cui basarsi non si va lontano se non per la legge dei grandissimi numeri per la serie che a forza di dai e poi dai alla fine la palla la metti dentro…ma proprio soltanto alla fine e in questo caso neppure dopo 180 minuti di calcio giocato con l’animo, la voglia ma senza la testa e la logica richieste. Ci è mancato terribilmente il fosforo di un  fantasista alla Pirlo che avrebbe dato le geometrie su cui innescare i vari Immobile, CandrevaInsigne…a farlo giocare e Belotti o almeno quel che ne restava dopo tanto e tale infortunio.

Ora, a buoi già scappati e dispersi, assistiamo e assisteremo alla solita ridda di discussioni e di chiamate in correo dell’altrettanto solito capro espiatorio ovvero il ct Giampiero Ventura. Ct che, ovvio, ha le sue responsabilità e pure belle corpose ma che, come Conte, che però ha avuto il coraggio di andarsene a tempo debito, sconta colpe non sue. Mai come ora infatti la Nazionale è stata così in secondo piano rispetto agli interessi esorbitanti dei club più forti d’Italia. Se andiamo ad analizzare le altre partite che hanno preceduto le ultime due non è difficile rendersi conto di come i giocatori italiani, forse anche inconsciamente, si siano adeguati al malvezzo sempre più dominante di risparmiarsi per non rischiare infortuni sgraditi con brutte conseguenze per le società in cui giocano.

Per qualcuno questa è solo una boutade? Per rendersi conto  che tale non è basta pensare a quanto gli stessi calciatori guadagnano nelle loro squadre e quanto percepiscono a livello di emolumenti in Nazionale. La sproporzione è di uno a cento quando va bene…ma allora chi glielo fa fare a rischiare le gambe e la carriera ultra retribuita solo per l’onore di indossare una maglia che negli ultimi anni è diventata poco più di un noioso onere? Con l’attuale  strapotere delle società di calcio c’è piuttosto da chiedersi ora come ora se ci sia ancora spazio per una Nazionale nel senso tradizionale del termine o se piuttosto non sia meglio organizzare un mondiale e i vari tornei continentali, fatti come si deve ma solo per i club.

Da anni  e forse da decenni le Società nazionali hanno avuto sempre meno il coraggio di investire veramente sui calciatori italiani facendoli maturare nell’unico modo in cui si può e si deve e cioè facendoli giocare. Il problema è grave e infatti non siamo mai stati così sensibili al discorso degli oriundi nati e concepiti per tappare i buchi e le falle di un calcio nostrano sempre più ridotto ai minimi termini.  Qualcuno potrebbe dire che il calcio globale e multietnico esiste anche negli altri campionati. E’ vero ma i calciatori per esempio inglesi, brasiliani, tedeschi, francesi e chi ne ha più ne metta, se non giocano nel loro campionato di origine, vanno a giocare e sono ultra richiesti all’estero cosa che per i nostri calciatori succede molto meno con tutte le conseguenze nefaste del caso. Proprio per questi motivi dubitiamo che il discorso Nazionale possa in futuro riservarci ancora qualche gioia o soddisfazione: mala tempora currunt come dicevano i latini tanto mala che…continueranno a correre anche in futuro…insomma più mala di così non si può.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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