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Genocidio dei cinghiali: ennesimo favore politico ai cacciatori

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Il genocidio dei cinghiali, spiegano gli scienziati, ne favorisce la proliferazione. Il TAR Toscana riconosce la validita` scientifica di questi dati e sospende la caccia in braccata all’ungulato. Ma ecco la verità sui suini selvatici.

Il motivo per cui sono stati disposti migliaia di abbattimenti in ogni regione (almeno 15.000 esemplari a regione, quindi stiamo parlando di un genocidio), non ha alla base ragioni di carattere sanitario (questa peste suina è stata riscontrata su poche decine di capi e non è trasmissibile all’uomo), bensì ragioni di carattere economico.
La Coldiretti sta facendo pressioni per l’abbattimento dei cinghiali perché (dicono) sono troppi e stanno provocando danni all’agricoltura.

Ma perché ci sono troppi cinghiali? Andiamo ad investigare di chi è la colpa.

Anche i dati scientifici dimostrano in modo inconfutabile come la proliferazione della popolazione del cinghiale e quindi anche l’aumento dei danni causati all’agricoltura e degli incidenti stradali, sia conseguenza diretta della pressione venatoria nei confronti di questa specie.Ad affermare questo concetto non sono dei “fanatici animalisti”, ma lo stimato Prof. Andrea Mazzatenta, docente della Facoltà di medicina veterinaria all’Università di Teramo, ed esperto di “feromoni”, in occasione di un recente convegno a Vasto sulle “Ragioni biologiche della diffusione del cinghiale e i problemi giuridici annessi”.

Nella sua relazione il Prof. Mazzatenta dimostra con dati e grafici inequivocabili

come l’aumento della popolazione del cinghiale non dipenda affatto dalla presenza di aree protette dove questi animali trovano rifugio, come finora è invece stato sempre sostenuto sia dai cacciatori che dai politici, quale pretesto per aprire la caccia anche nei parchi o nelle riserve naturali. Infatti l’area dell’ATC Vastese, che è stata presa in esame per gli studi sulla popolazione del cinghiale, ha la minore percentuale di aree protette dell’Abruzzo (solo l’1%).
Quindi il Prof. Mazzatenta, con la sua accurata ricerca, ha dimostrato come la causa scatenante della proliferazione e diffusione sul territorio del cinghiale sia proprio la caccia accanita che, specie negli ultimi decenni, è stata fatta nei confronti di questo ungulato. E non si tratta di un paradosso! Come spiega, infatti, il Prof. Mazzatenta, i branchi dei cinghiali sono dominati dalle femmine “matriarche”, le quali sono le uniche che si riproducono, proprio grazie all’emissione dei feromoni, che inibiscono la fertilità delle femmine di rango inferiore.

I cacciatori,

che peraltro sono quelli che hanno creato il problema, introducendo per i loro interessi venatori la specie di cinghiale ungherese in Italia, molto più grossa e prolifica di quella italica, conoscono bene questo fenomeno. Infatti, durante le loro braccate al cinghiale, abbattono volutamente le femmine matriarche, creando quindi la disgregazione dei branchi, ed innescando una reazione “liberatoria” nelle altre femmine di rango inferiore, che vanno subito in estro, riproducendosi più volte nello stesso anno e formando a loro volta altri branchi.
Questa semplice “verità”, che come LAC stiamo cercando da molti anni e con estrema difficoltà di spiegare all’opinione pubblica, sta finalmente iniziando ad essere presa in considerazione, come dimostra la decisione del TAR Toscana di sospendere la caccia in braccata al cinghiale, proprio per evidenziare la correlazione tra la pressione venatoria e l’incremento della popolazione del cinghiale.
Daniela Pezzella
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Di Redazione Elzeviro.eu

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