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L’euroscetticismo tedesco passa per la Grecia

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MENTRE LA GRECIA È SULL’ORLO DEL DEFAULT, L’OPZIONE PER SALVARLA CONTEMPLA LA SOTTRAZIONE DI PARECCHI MILIONI ALLE CASSE DEL CONTRIBUENTE TEDESCO. LA MERKEL È SEMPRE PIÙ ISOLATA NEL SUO COMPORTAMENTO POLITICO EUROFRIENDLY, CHE SOTTO ELEZIONI SI STA COMUNQUE STEMPERANDO PER NON AFFOSSARE TROPPO LA CDU, CHE HA GIÀ SOFFERTO UNA BATOSTA ALLE REGIONALI. MOLTI ECONOMISTI ANCHE AUTOREVOLI VEDONO L’EURO AI SUOI ULTIMI RANTOLI E LA POLITICA DELL’UNIONE DI UMILIAZIONE NEI CONFRONTI DEGLI STATI “POCO VIRTUOSI” COME INUTILE E DELETERIA.

La trattavia europea per ridurre considerevolmente il debito greco produce una levata di scudi tra economisti e politici a difesa del contribuente tedesco, che non è per nulla felice di pagare le tasse per salvare dal default la Grecia.
 

Ieri Unione europea e Fondo monetario internazionale hanno trovato un’intesa sul dossier Grecia, dando così il via libera all’esborso di 34,4 miliardi di euro di aiuti internazionali al paese. Le misure su cui ci si è accordati includono il riacquisto da parte della Grecia di una quota dei bond in circolazione e una riduzione dei tassi d’interesse sui prestiti per Atene (tassi di interesse a livelli così bassi che forse, come paventa il Financial Times, comporterenno perdite per alcuni paesi creditori), così da tagliare il rapporto debito pubblico/pil del paese al 124 per cento entro il 2020, rendendolo più sostenibile.

Proprio ieri, nel giorno in cui l?Eurogruppo avrebbe finalmente dovuto dare il via libera all?ennesima tranche di aiuti internazionali ad Atene, dopo due tavoli di negoziato inconcludenti, il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, ha negato che fosse in programma anche una discussione circa un nuovo taglio del debito greco che coinvolgesse anche i creditori pubblici. 

Le elezioni federali del 2013 sono un grande ostacolo ad una soluzione che obbligherebbe anche Berlino, che ad Atene ha dato aiuti, in proporzione, come gli altri stati dell?Eurozona, a dire addio a qualche decina di miliardi dei contribuenti.

Il tema continua in Germania continua a tenere banco e a dividere politici ed economisti. Su una cosa però i tedeschi sono quasi unanimemente d’accordo, e cioè sulla necessità che il governo “dica la verità ai cittadini”, ossia informi gli elettori sui costi sulle spalle dei contribuenti che pagano le tasse di un eventuale nuovo taglio del debito greco e sull?impegno finanziario che deriva dalla scelta di un?alternativa. 

Per Peer Steinbrück, candidato socialdemocratico alla Cancelleria, è “plausibile che prima o poi le garanzie che abbiamo messo a disposizione della Grecia vengano a maturazione. Il governo non può continuare a tacere”. Ma dalla Cancelleria si continua invece a prendere tempo. La Merkel è messa alle strette dall’opposizione di sinistra quindi, ma anche dalla dall’estrema destra e dagli euroscettici tutti.

In un?intervista al tabloid nazional-popolare Bild Zeitung, Jörg Asmussen, membro del board della Bce ed ex sottosegretario del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, ha invece negato che il taglio al debito pubblico greco possa essere di una qualche utilità, mettendo sul tavolo delle trattative un pacchetto per garantire l?abbassamento dei tassi per la restituzione degli aiuti e un riacquisto greco dei propri titoli di stato (buy back) attraverso fondi provenienti dal meccanismo di stabilizzazione Efsf. Se il taglio arrivasse subito, sostengono i più ortodossi, vi sarebbe un forte disincentivo per la Grecia a portare avanti le riforme promesse. 

Questo modo di vedere le cose appare come una totale discrezionalità tedesca su come gestire la crisi greca, in un’ottica di umiliazione del paese ellenico, e con uno scavalcamento degli altri membri dell’Unione europea che hanno contribuito finora, tanto quanto la Germania, al difficile risanamento dei conti pubblici greci.
Più in linea con il nostro pensiero, in una lettera aperta alla cancelliera, pubblicata lunedì sul quotidiano conservatore Die Welt, il deputato liberale Frank Schäffler, pur anche se militante in seno alla maggioranza, invita Merkel a porre fine a quella che definisce “politica dell?umiliazione” nei confronti degli stati in crisi: “Come ci sentiremmo noi parlamentari, se non potessimo determinare il contenuto delle leggi che votiamo?“, ha scritto Schäffler, tornando a invocare l?insolvenza per banche e stati che non riescono a stare in piedi da soli

“LA FINE DELL’EURO E’ POSSIBILE” Un ritorno alle monete nazionali lo prevede d?altra parte anche Peter Bofinger, uno dei cinque saggi economici che consigliano l?esecutivo: “Senza un cambio di strategia, ossia senza un temporaneo finanziamento europeo dei debiti pubblici nazionali, la fine dell?euro è possibile, ha scritto in un articolo per il settimanale economico Wirtschaftswoche.
Che la fine dell?euro sia da prendere in considerazione lo pensa pure Gunnar Beck, docente di Diritto comunitario all?Università di Londra, che spiega: “L?eurosalvataggio continua ad aiutare gli esportatori tedeschi a danno dei contribuenti. A questo punto, sarebbe meglio lasciar morire l?euro“. Dello stesso forte avviso è anche uno dei nipoti del padre fondatore dell?Europa unita Konrad Adenauer, Stephan Wehrahn, che ha appena lasciato la Cdu (della Merkel) per entrare nel partito euroscettico Freie Wähler: “Un eurosalvataggio ad ogni costo non potevo davvero appoggiarlo. La formula ?aiuti in cambio di riforme? non funziona; è meglio prepararsi per l?insolvenza degli stati in difficoltà“, ha detto in un?intervista alla Faz. Segno che il cerchio intorno alla Merkel si sta stringendo sempre di più. E, aggiungiamo, che l’Europa e l’Euro sono in una crisi nera, che in Italia non viene forse ancora sufficientemente percepita.
Dati e cifre da Il Foglio ediz.27 novembre 2012
 El.Ferr.
 
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Di Redazione Elzeviro.eu

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