Martina ed Alexander. Non sono i vincitori dell’ultima edizione di “X – Factor” né tantomeno una delle coppie che parteciperanno a “Temptation Island”.
Martina Levato ed Alexander Boettcher sono quelli che la stampa nazionale tutta ha ribattezzato “la coppia dell’acido”.
23 anni lei, 30 lui, amanti diabolici, nel dicembre 2014 tendono una imboscata a Pietro Barbini – ex fidanzato di Martina – sfigurandolo con l’acido muriatico. Vengono presi e condannati a 14 anni in primo grado. Ma….colpo di scena. Martina annuncia di essere incinta. Spera forse di sfuggire al carcere? Sconta diversi mesi a San Vittore. Se ne perdono le tracce di questi due.
Il 15 agosto, però, eccoli di nuovo. Il Corsera, Repubblica, Messaggero, la Stampa….nessuno si perde la notiziona che fa gola ai “socio – cocacoli”: Martina é diventata mamma. Il team di medici che ha effettuato il taglio cesareo presso la “Mangiagalli” a Milano – su ordine del Tribunale dei Minori – non le fa vedere il bambino. Sempre il Tribunale – nella persona del PM Fiorillo – decide di aprire la procedura di adottabilitá.
Come nelle migliori sceneggiate italiane, eccoli i nonni (materni e paterni ) che rivendicano il loro ruolo, che affermano che i propri figli siano due bravi ragazzi e che potrebbero anche essere dei buoni genitori.
I quotidiani piazzano in prima pagina la disperazione della mamma, la rabbia del padre che non ha potuto vedere il figlio neonato e decide di scrivere addirittura al Sindaco Pisapia, di nuovo i nonni che giudicano “mostruoso” il gesto di separare madre e figlio.
Sui forum si scatenano i buonisti del “in fondo é sempre suo figlio” ed i forcaioli “devono marcire in galera e il bambino dato in adozione”.
A sorpresa l’altro ieri i giudici riuniti a lungo in camera di consiglio, decidono di riunire mamma e bambino ma solo per pochi minuti al giorno sotto stretta sorveglianza degli operatori socio-sanitari e con divieto per Martina di allattare.
Il solito pastrocchio all’italiana dove davanti ad una mamma e al suo bambino nessuno ha il coraggio di prendere una decisone seria che possa tutelare quest’ultimo.
Vittorio Feltri si é scagliato duramente contro questa coppia che nella mentalità popolare é già diventata “vittima della giustizia”. Nessuno ha levato una parola di solidarietà nei confronti della vera vittima, il ragazzo sfigurato con l’acido. Martina Levato appare sui giornali con la stessa disinvoltura di Kate Middleton alla nascita del principe George.
Ci siamo per caso dimenticati che questa donna, insieme al suo compagno, sono stati definiti dagli psicologi come “soggetti pericolosi” e che gli sono stati negati i domiciliari proprio perché si temeva una reiterazione del reato? Dove é andato a finire lo spirito critico del giornalista che scrive su una testata nazionale e che dovrebbe analizzare i fatti per quelli che sono senza lasciarsi andare a sciocchi sentimentalismi? In questi giorni, forse, é più edificante leggere delle vacanze di Belen o del calcio – mercato.
Chi scrive ritiene – come persona ma soprattutto come madre – che madre non é colei che dona la vita ma colei che oltre a fare ciò educa, infonde sani principi e valori alla propria stirpe, che insegna, aiuta, spiega cosa é la lunga strada della vita.
Cosa mai Martina Levato, una delinquente, pazza, squilibrata, mitomane, socialmente pericolosa (chiamiamo le persone con il proprio nome!) potrà insegnare a suo figlio? Si paventa il ricovero dei due in una struttura protetta dove la Levato potrebbe scontate la sua pena. Ed il bambino? Sarebbe costretto a vivere “dietro le sbarre”. Un bambino di un anno, poi due, poi tre, nel pieno della crescita, della vivacità, della ricerca di stimoli e cose sempre nuove.
Lo scarso coraggio di chi deve decidere del futuro del neonato condannerà il bambino e poi l’uomo di domani ad una vita che vita non é.
Don Abbondio diceva che il “coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare”. Troviamolo questo coraggio, ora, adesso, subito perché questo essere che si é affacciato alla vita possa sapere cosa significa l’amore e la tenerezza di una madre.
Riguardo alla coppia, che marciscano in galera e che i riflettori si spengano definitivamente su di loro.