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La chimera della destra unita per il 2013

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ANALISI ATTUALE DELLA DESTRA ITALIANA

Per anni ci si è interrogati, immusoniti e un po’ delusi, se ci fosse una destra rappresentativa alla destra di An, e la maggior parte dei votanti di An, salvo alcuni dell’ultima ora che oggi votano Fli, rispondevano di no e votavano l’umiliata fiamma dell’Msi, ridotta e prossima a spegnersi. Come è puntualmente accaduto con la confluenza nel Pdl. Una bella secchiata d’acqua su quella già flebile fiamma. Già da qui molti disillusi hanno smesso di votare ed una fetta consistente dell’elettorato si è data all’astensionismo, al leghismo, oppure ha votato uno tra i partitini nella miriade della galassia di destra estrema. 

Prima però della nefasta esperienza Pidiellina, che al governo ha fatto ben poco ed è stata famosa più per i suoi scandali che per l’azione politica (con agenda dettata dalla Lega Nord per l’indipendenza della Padania…) un partitino, l’ennesimo, si è venuto a formare. Ma questo partito aveva delle peculiarità. Tornava la fiamma, quella dei giovani del movimento sociale, più fiaccola che fiamma, a ribadire anche l’importanza dello sport e della salubrità del giovane conservatore. Un missino l’ha formato: un onorevole che fu ministro e governatore, un uomo della classe dirigente almirantiana e che ha avuto nella sua storia incarichi importanti, il quale unico che forse rinnega fu fare da portavoce a Fini, ma non certo per il lavoro in sè, bensì per il camaleontismo del personaggio che traghettò la destra negli inferi e le tolse addirittura le caratteristiche intrinseche che la destra, perlomeno in Italia, aveva sempre avuto. 

Discendente diretto, con tutti i cambiamenti del caso, ma pur sempre discendente di persone che combatterono la guerra senza fare il salto della quaglia, il Msi era caratterizzato da una coerenza logica e da varie scissioni e derive estremiste di qualche, nemmeno sempre sintomatico, giovane esaltato (le derive scissionistiche danno nuova linfa vitale alle attività dei movimenti), ma perlopiù Almirante era riuscito a tenere nello stesso calderone le varie anime della Destra sociale. 

Questo partito neonato (anche se ormai ha già un lustro sulle spalle) è la Destra, e Francesco Storace è il suo segretario. Il partito annovera illustri missini (già del Msi), ma anche giovani in quantità non indifferente e persone fuoriuscite da Pdl, poi naturalmente qualche opportunista entrato e uscito, ma pure persone tutte d’un pezzo, come il candidato governatore alla Regione Sicilia, Nello Musumeci (cofondatore e confluito a sua volta col suo movimento). Oggi esiste ancora una frammentazione considerevole nell’estrema destra, ma come ha fatto Adriano Tilgher, altro esponente storico della destra sociale italiana che ha fatto confluire il suo movimento ne la Destra, la destra italiana di stampo sociale, tutta e senza eccezioni, dovrebbe probabilmente confluire nel partito più credibile a livello politico, e più consolidato: la Destra per l’appunto. Tilgher, come Musumeci prima di lui si è reso conto che la disgregazione di area ha raggiunto livelli di parcellizzazione quasi personale e che per riunire la destra l’unico modo sarebbe stato quello di aderire spontaneamente ad uno dei soggetti presenti, senza trattative e senza nulla chiedere, ma mettendosi a lavorare.

Tutte le altre formazioni hanno fatto della storia, delle azioni, si sono profuse in tante e spesso genuinamente appassionate parole, ma nessun numero equivale a nessuna possibilità di fare politica, e a livello locale, e tanto più a livello nazionale, ove la Destra rischia di farla da protagonista nelle prossime elezioni del 2013. Urge un patto federativo affinché, almeno questa volta, non si ridicolizzi un’idea che, nella maggior parte dei casi, è un’idea comune.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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