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Italia 150, giù il sipario del teatro (teatrino)

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Di Freddie

Chiuse le celebrazioni, fortemente volute da Napolitano, che lasciano un senso di vuoto ed un?immagine becera di patriottismo ad orologeria, sull?onda di quello calcistico. Sempreché la parola patriottismo non provochi angosce nelle menti progressiste. (…)

Mentre il Messaggero di oggi snocciola cifre ed immagini velleitarie di una partecipazione globale degli italiani alle celebrazioni del 150 anni dall?Unità d?Italia, la realtà appare ben diversa. Innanzi tutto l?Unità d?Italia non ha davvero 150 anni, perché il Trento e territori limitrofi sono stati annessi in seguito, perché all?Italia è lungamente mancata la sua capitale, perché vi sono regioni che come lingua madre non hanno l?italiano, perché in Sicilia la pubblica amministrazione spende il doppio della Lombardia, la regione più popolosa e produttiva d?Italia (e non solo).  E per altri mille motivi. L?unità è linguistica, almeno quella impartita dall?insegnamento scolastico, ma gli italiani sono un popolo controverso e le radici comuni, che a ben vedere sono ravvisabili nella romanità e nel cristianesimo, oltreché nella storia del Rinascimento, del Totalitarismo eccetera, in vari (troppi) momenti storici vengono dilaniate.
Così è stato negli anni bui del terrorismo tipicamente italiano (anni ?70), dove è venuto bene a galla il fatto che gli italiani sono un popolo di estremisti che si dimenticano con facilità della Bandiera, e che anche se socialmente regolati da altissime e spesso inutili leggi (es. CEDU e mille trattati ONU), si fanno coinvolgere dalla torbidità bieca di certi astrusi ideali avulsi dalla realtà. La voglia di violenza, quando questo sentimento è inutile, prevale, mentre quando potrebbe apparire anche utile, rimane allampanata dallo spirito dei tempi, magari pregno di un pacifismo ipocrita e ad orologeria anch?esso. Il discrimine tra ideologie estreme ed atti estremi non sempre è così netto. E mettetemi un alto atesino ed un palermitano nella stessa stanza per un?oretta, mettetemi un abitante della provincia di Sondrio, o di Belluno, con un barese, e poi mi si dica quanta italianità è venuta fuori in un dialogo sul federalismo, ad esempio.
E non si trascurino i discorsi dei sudisti, che ad oggi affermano in crescente percentuale che nel “moderno” Regno delle due Sicilie si stava benone, prima di subire le reiterate vessazioni del Nord. Nemmeno si dimentichino gli assunti nordisti che vorrebbero il federalismo perché i soldi li fa il nord, ed il sud dovrebbe rimboccarsi le maniche. Però l?Italia è un popolo solo, e il sud è stato, nell?efficiente industria, il carburante per il nord, e la contaminazione di famiglie e di sangue fa oggi dell?Italia un paese unito; ma, come un maglione a maglie troppo larghe, gli spifferi entrano e gelano la pelle della penisola. Per decenni il tricolore è stato il simbolo dei conservatori, millantato come tale e sempre guardato malevolmente dalla sinistra, che oggi lo infila invece dappertutto tra una piantina e l?altra, persino come sfondo al simbolo del partito della rifondazione comunista, se di partito trattasi ancora.
E pensare che il vero stato per coloro che diedero i natali a questo partito 
(ed anche al Pd) altro non era se non l?Urss. Siamo franchi, l?Italia non è mai andata bene a certa gente. In certi periodi l?Italia non va bene a molta gente. Quindi spesse volte l?Italia non va bene a quelli del nord, a quelli del Sud, a quelli delle Isole,  ma l?Italia è quello che abbiamo, e si congiunge con retorica durante festeggiamenti ad orologeria, e durante le partite della Nazionale. “Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto”, cantava Giorgio Germont ad Alfredo, ed oggi metaforicamente la Patria richiama così i suoi figli fedeli, quelli che sono i conservatori delle tradizioni di un paese e di un popolo che ama farsi del male, ma che c?è, che è pulsante e che in certi periodi storici fa del tricolore la sua seconda pelle. In questo tempo però ci troviamo a fondo del baratro e questo pseudo-patriottismo non giova a quel sentimento alto e puro che dovrebbe essere il Patriottismo con la “p” maiuscola. La stessa parola “patriottismo”, tanto esecrata ed evitata dalle progressiste (?) sinistre.
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Di Redazione Elzeviro.eu

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