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Rapporto tra Chiesa e mondo laico: storia di un equivoco di fondo

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L?elezione di Papa Francesco ha riportato improvvisamente alla ribalta e in primo piano il problema, forse mai sopito, del rapporto tra la Chiesa di Cristo come Istituzione e il mondo laico in generale. Un rapporto che da sempre vive in una sorta di malcelata zona grigia, un limbo nel quale anche ipocritamente certa cultura con la Kappa maiuscola si è da sempre nascosta con la scusa di una presunta incomunicabilità di fondo con il discorso della Fede in quanto tale.

In questi anni abbiamo assistito, soprattutto da parte di una ben precisa parte politica, ad un tentativo subdolo e strisciante di delegittimare la Chiesa  in quella che è la sua missione spirituale universale, cercando di “relativizzare” i contenuti della fede e della Dottrina Cristiana stessa. Questo per certi versi immane e faticoso tentativo a trecentosessanta gradi parte da un preciso presupposto e cioè quello di una presunta incapacità della Chiesa di adeguarsi ai “comodi” di un mondo in presunta e ingenua evoluzione. La vicenda dei preti pedofili è stata all?interno di questo fenomeno storico la miccia che ha in qualche modo fatto deflagrare, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno, il fuoco delle passioni anti clericali, mai dome, sempre in fermento e sempre pronte ad approfittare di momenti di cosiddetta”caligine” spirituale.

Va però sgombrato il campo da un equivoco di fondo, equivoco dietro cui  una parte del mondo laico, quella più ideologizzata dalle  teorie del materialismo storico che tanti danni addusse agli Italiani a cavallo degli anni settanta e ottanta, si è in qualche modo nascosta: quello della presunta necessità da parte della Chiesa, depositaria della Fede Cristiana, di adeguarsi alle molteplici forme in continuo fermento di una società tutt?ora alla ricerca di un?identità goffamente cercata e mai trovata. Equivoco abnorme che, da un punto di vista esclusivamente umano, non consente a chi è privo della fede, di accostarsi appunto ad un concetto di verità infallibile in quanto emanata da Dio agli uomini in un percorso intellettivo inverso rispetto a quello tradizionale che parte dall?uomo per arrivare solo eventualmente a Dio. La Chiesa, che lo si voglia o no, è la depositaria della verità che ancora oggi continua ad essere rivelata da Cristo all?Uomo tramite il suo Vicario in terra, il Santo Pontefice, ed è proprio questo concetto che certo laicismo intransigente e politicizzato non accetta e non accetterà mai. Ma il problema è che quella parte più ideologizzata e faziosa del mondo laico, sulla base delle sue apodittiche posizioni, pretende che la stessa Chiesa si autodistrugga in una sorta di drammatica implosione strutturale, in parole povere che l?intero apparato ecclesiale, compreso il suo vertice, tolgano il disturbo e lascino che la società si gestisca le sue faccende in una sorta di trionfante “autogestione”, senza ingerenze di sorta e senza che “Grilli  parlanti” vestiti di nero si permettano di indicare le regole a cui l?umanità dovrebbe attenersi per non estinguersi.

Questo odio profondo verso tutto ciò che rappresenta la Chiesa ha origini lontane che trovano il loro alveo naturale nel Movimento Illuminista, sorto nel XVIII secolo, un movimento che fondava l?epicentro delle sue idee sulla fede cieca e assoluta nella ragione umana. Fede cieca che ha reso possibile l?affermazione nel secolo XX dell?ateismo di stato travasato nelle ideologie totalitarie che hanno sostituito Dio con lo Stato e l?Uomo pensante con la massa obbediente. Il mito del “Buon selvaggio” che poneva le speranze in un ritorno a ipotetici tempi primordiali in cui l?uomo, proprio per il suo originario stato naturale, era considerato comunque buono, grazie ad una chiusura apodittica verso la speranza trascendentale, è approdato nell’unico disperante risultato di rinchiudere gli orizzonti umani all?interno di una dimensione meramente  fisica. Gli stati totalitari ne sono stati il corollario inevitabile: se l?uomo è un essere dotato di ragione e se questa ragione non ha parametri assoluti con cui confrontarsi, allora tutto quello che l?uomo realizza in questo mondo non può che essere ottimale in funzione del contesto storico e delle differenti concezioni sociali che rendono appunto il contenuto del “realizzato” sempre accettabile.

L?ideologia politica che è sorta in seguito ai rivolgimenti accaduti nel XX secolo, ha finito inevitabilmente con l?essere, più ancora della Chiesa stessa, apodittica e assolutista. Dio non esiste o, se esisteva, è morto e quindi la società, in una sorta di perenne stato orgiastico-estatico, può dedicarsi ad una sorta di  “anarchia” di sentimenti e di contenuti totale e acritica proprio perché non essendoci più posto per Dio e per  un conseguente principio assoluto di bene e di male, tutto si relativizza. Stiamo parlando del  cosiddetto relativismo storico che, partendo da una visione cosiddetta “umanista”, ha semplicemente “disumanizzato” l?uomo  togliendogli quei punti di riferimento senza i quali tutto diventa grottescamente  lecito in nome proprio di quella presunta libertà che l?uomo, sfidando Dio e le sue leggi, si illude di avere. In questa visione tronca e disancorata dalla speranza salvifica, la fede assoluta nella ragione umana continua testardamente a ignorare le conseguenze deleterie di una deificazione della ragione stessa, dimenticando  che questa non potrebbe operare senza il fattivo e determinante apporto del suo Creatore.

Con queste premesse ideologiche e in un contesto intriso di faziosità e caratterizzato da una visione limitata e parziale della realtà, non possiamo più stupirci dell?accanimento con cui sono state portate avanti molte battaglie politiche con l?unico scopo di rendere il messaggio cristiano sempre più “relativizzato”, banalizzato e disinnescato della sua trascendenza, senza la quale lo stesso messaggio finirebbe  per perdere aderenza con la realtà, “mordente sociale” e quindi attrattiva. L?esaltazione e l?istituzionalizzazione dell?unione di persone dello stesso sesso con tanto di grottesco diritto alla convivenza e all?educazione di figli acquistati all?esterno  in una sorta di carnascialesca  parodia della Famiglia, l?affermazione del diritto di dividere con il divorzio ciò che Dio ha unito e benedetto, l?affermazione e il riconoscimento del diritto all?aborto e il suo diabolico contesto di violenza legalizzata  verso innocenti inermi, fanno da contraltare alle battaglie urlate in piazza contro i preti pedofili e contro il presunto “malaffare” dello Ior in una sorta di morbosa attenzione verso tutto quello che sembra avvenire all?interno della Chiesa. Insomma libertà massima sia in termini di costumi sociali che di modelli di vita ma al contempo regime di ferro e attenzione spasmodica ad eventuali errori morali all?interno della Chiesa stessa.

Siamo sempre al solito anticlericalismo becero e urlato solo perché non si vuole credere al messaggio evangelico o lo si accetta  solo per quel poco che non guasta i propri piani, le proprie convinzioni e i propri inattaccabili interessi. Se mi si consente l?espressione, da molto tempo ormai il mondo cristiano è sceso di nuovo nelle catacombe, spintovi perché perseguitato da un rinnovato e mai domo spirito mondano che, all?ombra del Male, è da questo coccolato e ingenuamente fuorviato. Tempi duri per i Cristiani ma anche tempi in cui la loro fede potrà essere anche  temprata con il ferro e con  il fuoco con la certezza che prima o poi Chi si è fatto crocifiggere per noi tornerà a?dividere i capri dai buoi e a spazzare l?aia liberandola dalla presenza  di chi non sarà degno di reggere il suo sguardo. Il futuro escatologico del mondo potrebbe essere più vicino e attuale di quanto ci illudiamo di pensare, un?eventualità questa impegnativa per tutti, credenti inclusi. Le false certezze di un Illuminismo positivista-negazionista, alla lunga non possono sopportare il confronto con quella che è la necessità principale dell?uomo antico e moderno: quella di darsi una risposta sul significato della vita e soprattutto della morte. Fin?ora l?unica risposta non solo credibile ma addirittura risolutiva è quella di un tal Gesù Nazareno, vissuto e morto sotto Ponzio Pilato, crocifisso e, così pare, risorto dal mondo dei morti: nessun filosofo sostenitore della cosiddetta ragion pura è mai riuscito, così pare, a ? fare altrettanto.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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