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Tre Pontificati a confronto: una perfetta sintesi trinitaria.

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Gli ultimi tre Pontefici, pur nella loro sostanziale diversità di stile e di linguaggio, sono stati e sono i perfetti testimoni  dell’affermazione del messaggio evangelico in chiave universale.

Uno degli errori in cui molti credenti, in buona fede, incorrono quando devono confrontarsi con il Santo Padre è quello di considerarlo soltanto sotto l’aspetto umano perdendo di vista quello che è il significato più profondo della sua elezione e del suo mandato.

I commenti un po’ ingenui del tipo: “E’ proprio una brava persona, un uomo alla mano” oppure “mi sembra di conoscerlo da una vita, è uno come noi” se da un  punto di vista squisitamente umano possono essere indice dell’instaurazione di un rapporto più diretto e in un certo senso più spontaneo e intimo di quanto forse non lo sia stato nel passato, è comunque indice di una certa banalizzazione del concetto stesso di Capo della Cristianità. Non dobbiamo infatti dimenticare che, al di là dello stile di Papa Francesco, così clamorosamente spontaneo e libero dagli schemi, lo stesso Pontefice deve essere considerato non tanto per quelli che sono gli aspetti esteriori che lo presentano come un essere umano quale egli è, ma per ciò che lo stesso Francesco rappresenta. Il Santo Padre deve e va considerato come il Vicario e il Rappresentante di Cristo sulla terra. Questa è  la giusta e corretta considerazione  che dobbiamo avere  nei suoi confronti.

Nel momento in cui il Vescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio è stato eletto al soglio di Pietro, ha perso le sue caratteristiche, se ci è consentito dire, “mondane” ovvero di uomo nato su questa terra, per assumere quelle di “Papa Franceso I“. Continuare a considerarlo come un amico con cui scambiare quattro chiacchiere al bar, oltre che  ingenuo e poco rispettoso, può indubbiamente sviare da quello che lo stesso Pontefice rappresenta, e cioè il Cristo nato, morto in Croce e risuscitato per la salvezza dell’umanità intera. Qualche settimana fa ho ascoltato su una radio privata il commento di una cronista radiofonica, proveniente dagli ambienti dell’ultra sinistra anticlericale, con cui la stessa, dopo aver in qualche modo esternato la sua simpatia per Papa Francesco, proferiva, con toni tra il sarcastico e l’offensivo, tutta la sua proverbiale antipatia e ostilità nei confronti di Papa Ratzinger. Se fossi stato presente o avessi potuto telefonare in diretta a quella poco gentile signorina, le avrei ricordato che il Pontefice non deve passare attraverso il suo gradimento  o quello di chiunque  altro, come normalmente si fa con i rappresentanti del mondo dello spettacolo:  il Papa non deve essere come lo vogliamo noi, ma come lo vuole Dio che lo ha posto a capo del Soglio  di Pietro.

Il fatto è che nel campo religioso, soprattutto negli ambienti fortemente ideologizzati da decenni di pensiero demagogico dove prevale lo slogan sul ragionamento intellettivo, esiste un’ignoranza talmente profonda da rendere alquanto difficoltoso ogni tentativo di imbastire una seppur  minima forma di dialogo. Il Santo Padre, indipendentemente dal suo stile personale, dalla sua storia e dal suo aspetto esteriore è diventato, dopo quella fatidica e Sacra Elezione, il tramite tra l’uomo e Dio ed è a quest’ultimo che il fedele deve rivolgersi grazie anche al modo con cui lo stesso Capo della Cristianità ce Lo rivela.

Se analizziamo e facciamo un bilancio degli ultimi tre pontificati scopriremo che la Divina Provvidenza, almeno per chi umilmente ci crede, si è servita di tre uomini molto diversi, sfruttando in maniera superlativa le doti che ognuno di loro era, è stato ed è in grado di sviluppare per donare all’umanità intera la salvezza. Tutti  e tre, la nostra riflessione è meno azzardata di quanto possa in realtà apparire, sono stati in grado, nel portare sulle spalle la loro croce e la loro missione, di rivelare incredibilmente le diverse caratteristiche e qualità di Dio nel suo Mistero Trinitario.

Giovanni Paolo II è stato, con quella sua energia dinamica ed espansiva e quel suo coraggio che lo ha portato a spargere il suo stesso sangue, fedele testimone della forza, del fuoco e del coraggio dello Spirito Santo, quello stesso Spirito Santo che ha accompagnato e resa possibile la diffusione nel mondo del messaggio salvifico da parte dei primi apostoli e discepoli. La storia dell’umanità, grazie alla fede di questo grande uomo ha avuto in quegli anni un rivolgimento fino a quel momento impensabile e, aggiungiamo noi, insperato. Se il muro di Berlino è caduto insieme agli errori e agli orrori di quel Comunismo di cui la signorina di cui sopra continua ad essere fanatica discepola, lo deve alla forza dello Spirito Santo, l’unica forza in grado di compiere un miracolo di tale inaudita potenza e grandezza. Solo l’aiuto determinante di Dio Onnipotente ha potuto liberare l’umanità dal male che la stessa umanità si era costruita con le sue proprie mani.

Papa Benedetto XVI, il pontefice forse meno amato dalle masse, quelle per intenderci che rimangono ancorate ai sentimenti più banali dettati dalla propria istintualità superficiale, è stato invece coraggioso testimone della coerenza e della fermezza di Dio Padre. Un Dio Padre che ci ama con tutta la sua forza e potenza ma che non può tollerare che le sue leggi vengano disprezzate e vilipese dall’incoerenza e dall’egoismo umano sempre pronto a odiare e rifiutare  tutto ciò che richiede fatica, lavoro interiore e rinuncia a se stessi. Un mondo che fa dell’edonismo e della deificazione dei propri errori e difetti la propria bandiera non può non guardare con orrore a chi invece ha il coraggio di ribadire quelli che sono i contenuti irrinunciabili della legge di Dio.

Papa Benedetto XVI ha saputo, al di là delle convenienze diplomatiche e politiche, caricarsi la croce della fermezza del messaggio evangelico, un messaggio che se da un lato predica amore e perdono dall’altro ci dice anche che la fede  in Cristo va testimoniata contro tutti e contro tutto nella sua interezza e senza fraintendimenti o compromessi di sorta. Questo sentimento dell’amore universale è stato spesso scambiato per ingenuo e facile “buonismo” ma il Cristianesimo è tutt’altro che questo stucchevole sentimento radicato in certo “borghesismo” di ipocrita facciata. Il Cristianesimo è prima di tutto croce, sofferenza, coerenza e coraggio anche se queste vie non sono accette alla nostra società che accoglie ipocritamente il Cristo solo nella forma e non nella sostanza.

In ultimo Papa Francesco che, al di là di facili letture e di una certa dose di buonismo popolare da parte di alcuni fedeli superficiali, sta percorrendo la sua missione in terra per testimoniare l’amore e la carità che Dio Padre ci dona e ci rivela attraverso il Cristo Suo Figlio. E’ a questo che i fedeli devono porre attenzione non fermandosi a troppo facili e tranquillizzanti letture da bar sport, ma cogliendo l’occasione che Dio ci ha offerto con Papa Bergoglio, di approfondire il mistero insondabile del Suo amore. Ascoltando, più con il cuore che con i nostri sensi esteriori, il messaggio che lo stesso Papa Francesco ci sta dando quotidianamente fin dalla giorno della sua elezione, un messaggio fatto anche di comportamenti e di gesti, forse potremo approfondire e cominciare a scoprire almeno un barlume di quella luce immensa rappresentata dall’incredibile amore con cui  Dio continua a chiamare l’umanità intera.

 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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