Sabato 30 maggio abbiamo assistito all’inizio di una nuova era per il programma spaziale degli USA. Lanciata per conto della Nasa da SpaceX, azienda di Elon Musk, la capsula ha condotto verso la Stazione Spaziale Internazionale i veterani della NASA Douglas Hurley e Robert Behnken nella missione Demo2, dando il via ai voli di serie della Crew Dragon.
Un vero e proprio evento storico perché per la prima volta è un’azienda privata a mandare uomini in orbita.
La fine del monopolio russo
Si è trattato di un viaggio di circa un giorno, iniziato dalla rampa 39/A di Cape Canaveral, base storica da cui partirono gli astronauti delle missioni Apollo alla conquista della Luna. L’ultima volta che gli Stati Uniti avevano dato il via a una missione spaziale a partire dal proprio suolo risale a luglio 2011. Dopodiché l’amministrazione Obama aveva deciso di mandare in pensione l’ormai datato e poco affidabile Shuttle.
Successivamente, gli USA si sono sempre affidati alle navette Sojuz per raggiungere la ISS. Riacquisendo questa capacità, gli americani hanno messo fine al monopolio russo sui viaggi nell’orbita. Infatti, i funzionari spaziali di Mosca, hanno mostrato perplessità nei confronti dell’isteria nata intorno al volo SpaceX.
Non capiamo davvero l’isteria scatenata dal successo del lancio di una navicella spaziale Crew Dragon. È successo quello che sarebbe dovuto succedere molto tempo fa.
Queste le parole pubblicate su Twitter da Vladimir Ustimenko, portavoce dell’agenzia spaziale russa Roscosmos.
L’arrivo degli astronauti alla rampa di lancio
Hurley e Behnken sono stati trasportati fino alla rampa di lancio da una Tesla bianca con il logo della NASA. L’auto elettrica di Musk ha, così, sostituito il tradizionale pulmino argentato che finora aveva accompagnato generazioni di astronauti. I due astronauti hanno utilizzato un ascensore per risalire i 70 metri di altezza del razzo Falcon 9.
Hanno infine attraversato un piccolo corridoio, analogo a quello dei finger degli aeroporti, che li ha condotti fino al portellone d’ingresso della capsula Crew Dragon, situata sulla punta del razzo. Entrati al suo interno, hanno eseguito le ultime procedure e alle 21:22 ora italiana (15:22 della Florida) il Falcon 9 ha acceso i suoi nove motori, si è staccato dopo pochi istanti dalla rampa e ha dato il via al suo viaggio verso l’orbita.
Come è nato il progetto SpaceX?
Ci sono stati solo circa una mezza dozzina di eventi veramente importanti nei quattro miliardi di anni di storia della vita sulla Terra: la vita monocellulare, la vita pluricellulare, la differenziazione in piante e animali, lo spostamento degli animali dall’acqua alla terraferma e l’avvento dei mammiferi e della coscienza. Il prossimo grande momento sarà quando la vita diventerà multi-planetaria, un’avventura senza precedenti che aumenterà notevolmente la ricchezza e la diversità della nostra coscienza collettiva.
Questa frase, pronunciata da Elon Musk in occasione di un’intervista per la rivista statunitense Esquire nel 2008, dimostrava già la sua intenzione di farci da Caronte, traghettandoci in una realtà che oggi sembra un po’ più raggiungibile. Fonda SpaceX nel 2002 proprio con l’obiettivo di permettere alle persone di muoversi nel cosmo così come sulla Terra. L’intuizione di Musk è di ridurre i costi dei lanci verso lo spazio creando vettori riutilizzabili. In grado, cioè, di tornare sulla terra integri e di poter essere rilanciati in voli successivi. Ma una tecnologia per creare la visione di Musk non esiste ancora. Ed ecco la seconda intuizione dell’imprenditore americano: SpaceX sarà un’azienda integrata verticalmente. Svilupperà e produrrà al suo interno tutto il necessario per la sua missione, in modo da aumentare l’efficienza e ridurre i costi.
Ma i risultati positivi tardano ad arrivare
I primi anni, infatti, presentano non poche difficoltà. Investimenti persi, fallimenti dei razzi e delle capsule spaziali… Dopo tre tentativi falliti, però, nel 2008 SpaceX riesce a raggiungere l’orbita terrestre. Una volta conseguito questo obiettivo, Musk otteniene il tanto desiderato contratto della NASA. Nel 2018 avviene con successo il lancio del potente razzo Falcon Heavy, con alcune parti riutilizzabili. E nel giugno 2019, si assiste, da Cape Canaveral, alla prima missione dimostrativa della capsula con un equipaggio. Ma è negli ultimi giorni che Elon Musk e la sua azienda si sono aggiudicati definitivamente un posto nella storia.
Un passo fondamentale per il futuro
La capacità del settore commerciale di trasportare gli astronauti alla ISS rappresenta un passo importante verso ulteriori esplorazioni umane. Tra queste la creazione di una presenza umana sulla Luna e su Marte. Il piano di Musk è di completare la creazione di “autostrade spaziali” per clienti avventurosi e per una futura umanità “multi-planetaria”. Rassodata la capacità di dominare l’orbita terrestre è giunto il momento di andare oltre. Il progetto Starship, che si propone di portare in orbita un carico di 100 tonnellate e comprende una navicella configurata per trasportare l’uomo sulla Luna e su Marte, rilancia in misura ancora maggiore i concetti chiave di SpaceX, aggiungendone uno: la possibilità di rifornire il secondo stadio in orbita. La nuova sfida ha inizio oggi.