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La nebbia all’irto colle piovigginando sale

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Il Presidente Napolitano lascia il Quirinale e quello di Capodanno sarà quasi certamente il suo ultimo discorso agli Italiani. Sull’elezione del suo successore, come succede in questi casi, si è già scatenata la solita ridda di voci sui possibili papabili, tutti uniti da un’unica caratteristica-marchio di fabbrica: quella di non avere nulla a che fare con l’effettiva e fattiva volontà del Popolo Italiano.

 

Ora come ora comunque sulla pianura malsana e umida della politica italiana insiste una cappa di nebbia istituzionale che sale su fino al colle del Quirinale, una nebbia che non lascia intravedere soluzioni nitide, solari e ben delineate. Prevale come sempre la confusione, il chiacchiericcio sommesso, ma anche sconnesso, dei corridoi di palazzo che fanno da naturale alveo al progredire incerto e malfermo della nostra democrazia elefantiaca e quasi paraplegica.

 

Come un anno e mezzo fa, forse addirittura peggio, quando Napolitano, non senza un discreto senso di responsabilità, decise di continuare, domina ancora sovrana l’incertezza sui nomi, incertezza data dai vari duelli, bracci di ferro, mosse e contromosse tra le solite forze politiche del nostro paese. Un intrico che non lascia tante speranze perché a farla da padrone sarà anche questa volta “l’inciucio“, il solito compromesso levantino,  figlio di una Costituzione non più condivisibile e arenata su valori che dopo settant’anni appaiono in tutta la loro vetustà e obsolescenza.

 

Una Costituzione, la nostra, malata e paralizzata da una paura irrazionale, spesso anche demagogica, per tutto quello che poteva e può rappresentare l’esercizio effettivo della potestà politica. Il risultato, peraltro pessimo, è stato l’ideazione e poi l’attuazione di una malferma e nevrotica Repubblica Parlamentare con un Presidente della Repubblica possibilmente di età avanzata e con pochissimo potere politico, un Premier solo apparentemente dotato di capacità esecutive ma alla luce dei fatti ridotto a semplice primus inter pares nell’ambito del Consigli dei Ministri e sottoposto alla pesante e mortificante spada di Damocle di un controllo eccessivo e farraginoso da parte dei due rami del Parlamento.

 

Il risultato di questa assurda e spesso mortificante paura istituzionale è stato quello di avere avuto finora governi assolutamente incapaci o, vedi governo Berlusconi, impossibilitati a portare a termine il loro mandato in quanto semplicemente vittime-ostaggi delle varie correnti politiche ma anche lobbies di potere che continuano a dominare incontrastate sul nostro paese.

 

Insomma, per la paura del ritorno di una dittatura, nel 46 si optò per la forma più debole possibile di governo con la progressiva caduta nella palude dell’immobilismo politico e della confusione istituzionale con decine e decine di governi più o meno balneari, più o meno raccogliticci che hanno continuato a governicchiare all’ombra di Presidenti della Repubblica anziani e…politicamente disinnescati. Questa continua ad essere ad oggi la situazione istituzionale e politica del nostro paese, figlia di tremori e paure che mai come ora appaiono ingiustificati e che dovrebbero invece essere da stimolo per dare il via ad un processo di cambiamenti costituzionali che però, proprio per limiti interni alla nostra suprema carta, appare difficilmente percorribile.

 

I nomi dei papabili all’elezione al supremo Colle fanno comunque tremare le vene e i polsi perché se il nuovo Presidente sarà uno di loro, continuerà sulla testa degli Italiani la solita farsa del…nulla di nuovo all’orizzonte. Se un certo Romano Prodi, reo non confesso di tal nequizia europeista, dovesse essere eletto sarebbe la fine di ogni speranza. Altri nomi come Amato o la Bonino non sembrano di certo in grado di ridestare l’entusiasmo di noi poveri Italiani, così come quello di Walter Veltroni, innocuo figlio naturale del “famigerato” patto del Nazareno, per non parlare di quello di Anna Finocchiaro, fervente comunista che si è fatta tutta la trafila politica dal Pci a tutte le sue successive trasformazioni, e che, come ex magistrato di sinistra ed ex ministro di un governo di sinistra, le ha proprio tutte per essere invisa a milioni di Italiani. L’ultima boutade riguarda quello della possibile candidatura dell’attuale Sindaco di Torino Piero Fassino: in questo caso a urlare di gioia sarebbero soltanto quei…cittadini torinesi non allineati al partito che regge il potere sulla città da decenni. Un po’ meno, presumiamo, sarebbero inclini a quella stessa gioia molti cittadini italiani al…di fuori delle mura turrite del feudo rosso torinese.

 

A noi personalmente non dispiace affatto l’ipotesi, ventilata e proposta proprio dal nostro giornale, che vede nella figura dello scrittore giornalista Giampaolo Pansa, l’ideale inquilino del supremo Colle. Una personaggio che ha nella sua grande onestà intellettuale il suo prestigioso marchio di fabbrica e che potrebbe finalmente contribuire, dopo settant’anni di urla faziose e smodate da parte dei cosiddetti vincitori, alla pacificazione nazionale e al superamento proprio di quei valori di contrapposizione che hanno contribuito a mantenere il nostro paese in uno stato di… illegittimo impedimento politico e istituzionale. Insomma non ci resta che sperare che il buon senso di molti prevalga una volta tanto sulla prepotenza di pochi. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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