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Berlusconi pronto a dare battaglia sul presidenzialismo

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Il Cavaliere lo aveva già detto in passato e lo ribadisce ora: allo stato attuale, in un contesto istituzionale come il nostro, caratterizzato da una Repubblica Parlamentare, i governi e in primis i Presidenti del Consiglio si ritrovano spesso ad avere le mani legate e nell’impossibilità di raggiungere realmente gli obiettivi che si sono dati: troppi i legacci, gli impedimenti e i rallentamenti all’azione governativa per poter rispondere in tempo reale ed efficace ai problemi urgenti del paese. Occorre dare più peso politico al capo dell’esecutivo così come succede negli Stati Uniti e, in maniera un po’ differente, in Francia con la concentrazione in un’unica persona della funzione di Presidente della Repubblica e di Capo dell’Esecutivo e soprattutto con la sua elezione diretta da parte del popolo.
 

Una riforma questa che darebbe una bella accelerata alla storia politica del nostro paese, paragonabile in tutto e per tutto alla rivoluzione istituzionale che ci fece passare nel lontano 1946 dalla Monarchia alla Repubblica. In attesa che il tanto sbandierato incontro Renzi/Grillo si risolva con molta probabilità in un nulla di fatto date le distanze cosmiche che impediscono ai due qualsiasi ipotesi di collaborazione reciproca, vedi Italicum e non solo, Berlusconi prova a smuovere la situazione con questo autentico “coupe de teatre“.
 

Il passaggio dall’attuale sistema Parlamentare a quello Presidenziale sembra non solo utile ma assolutamente non più ulteriormente rinviabile. La scelta di dare alle nostre istituzioni un carattere “ammorbidito” dal binomio Parmamento-Governo, fu dettato storicamente da paure ataviche e irrazionali di un ritorno dei cosiddetti poteri forti e si decise di paralizzare l’azione politica dei futuri governi togliendo loro quella forza di cui avrebbero avuto bisogno per governare in modo effettivo il paese.
 

La Repubblica Parlamentare, è sotto gli occhi di tutti, ha fallito clamorosamente e reiteratamente perché dallo scontro-confronto tra Governo e Parlamento, alla fine hanno avuto la meglio solo e soltanto i partiti o…peggio la partitocrazia che dei primi ne è l’inevitabile degenerazione. Il risultato delle scelte sbagliate di allora si è ripetutamente verificato ogni volta che il Presidente del Consiglio di turno ha cercato di rendere effettuale la sua azione di governo. Decreti legge e decreti legislativi sono solo e soltanto un residuale potere istituzionale di pura facciata che in verità pone gli esecutivi in balia delle correnti politiche dei vari partiti. I decreti legge infatti sono sottoposti alla spada di Damocle della loro perdita di efficacia retroattiva se non vengono convertiti in legge dallo stesso Parlamento entro 60 giorni dalla loro efficacia, mentre i decreti legislativi possono operare solo e soltanto all’interno di precise leggi delega emanate sempre dal Parlamento.

L’elezione diretta  del capo dell’esecutivo da parte del popolo va invece nella direzione opposta di un salvifico rinsaldamento delle prerogative a lui riconosciute, nel senso di una sterzata verso un maggiore ed effettivo peso politico nei confronti delle Camere ma anche, cosa importantissima, dell’assunzione di una precisa  responsabilità diretta verso l’elettorato.
 

Le tre strade non alternative ma coordinate, scelte dal Cavaliere per portare avanti nei prossimi mesi questa proposta clamorosa sono sostanzialmente tre. In primo luogo l’iter previsto dall’articolo 138 della Costituzione in base al quale le leggi di revisione della Costituzione, in questo caso gli ‘emendamenti Gasparri, vengono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni con un intervallo non minore di tre mesi e sono votate con la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna camera nella seconda votazione. La seconda strada si rifà all’articolo 71 secondo comma della nostra Costituzione che riconosce al Popolo il diritto dell’iniziativa di legge mediante la raccolta di almeno 50.000 firme dei cittadini. Ultima strada, forse la più forte dal punto di vista politico ma anche la più difficile da percorrere, è quella di un referendum generale come quello che 68 anni fa ci fece passare dalla Monarchia all’attuale Repubblica.
 

Forza Italia si prepara quindi a giocare una battaglia politica che si terrà presumibilmente anche e soprattutto nelle strade a contatto diretto con la gente e che si preannuncia determinante anche per fare uscire allo scoperto le varie forze che stanno attorno ai tre attuali poli della politica italiana. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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