In Polonia a vincere le elezioni è il sovranista e conservatore Duda, rappresentante di una delle correnti più antieuropeiste d’Europa.
Domenica 12 luglio si sono concluse le elezioni presidenziali in Polonia, dalle quali con il 51,1% dei voti, è uscito vincente Andrzej Duda, già presidente uscente dall’ultimo mandato. L’esito di queste elezioni ha scatenando parecchio fermento all’interno dell’opinione pubblica europea negli ultimi giorni, soprattutto per le forti spinte conservatrici di cui – pare – sarà caratterizzato il suo secondo progetto politico.
Chi è Andrzej Duda
Presidente polacco per la seconda volta, Duda è il leader del partito Diritto e Giustizia (PiS). Il PiS è un partito di destra, di forte ispirazione conservatrice clericale, con un’ideologia marcatamente nazionalista, sovranista e, soprattutto, euroscettica.
Duda ha manifestato una piena adesione alla linea politica del proprio partito durante il suo primo mandato, provocando anche diverse proteste da parte dell’opposizione polacca e contrarietà da parte dell’Unione Europea per più volte.
Nel 2015, prima si è fermamente opposto al piano europeo di ricollocamento dei rifugiati e poi ha scatenato una vicenda giudiziaria che ha dato il via a un climax di tensioni con l’UE.
Duda aveva infatti firmato una legge di riforma volta ad attenuare il potere stesso del tribunale costituzionale polacco: mossa che aveva scatenato la disapprovazione dello stesso Consiglio d’Europa, il quale aveva giudicato tale azione come un “indebolimento della democrazia polacca”.
Aveva poi firmato un’ulteriore legge che rendeva la nomina – e il conseguentemente licenziamento – dei dirigenti della radio e della televisione pubblica polacca una prerogativa del ministero del tesoro. Anche riguardo a quest’ultima legge il Consiglio d’Europa aveva espresso la propria contrarietà, chiedendone esplicitamente l’annullamento.
Nel 2017 poi, dopo aver firmato una serie di leggi che conferiscono pieni poteri al Parlamento sulla nomina dei membri del Tribunale costituzionale e del Consiglio Nazionale della Magistratura, Duda aveva scatenato ingenti proteste popolari: migliaia di persone erano scese in piazza a manifestare il proprio malcontento su quello che era ritenevano essere un “abuso di potere”.
L’allarme “imbroglio”
Eppure, nonostante lo scarto di pochi voti rispetto al rivale Trzaskowski, Duda ha vinto anche queste elezioni. L’opposizione, di fronte a tale sconfitta, ha fin da subito denunciato “irregolarità scandalose” alle urne e, il capo della campagna di Trzaskowki, ha dichiarato che tali irregolarità riguarderebbero in particolar modo il voto all’estero, il quale comprende ben mezzo milioni di votanti.
Quello che sono stati chiamati a votare a queste elezioni i cittadini polacchi era molto chiaro. Da una parte, la conservazione di un governo fortemente nazionalista, sovranista e con chiari intenti di accentramento del potere – quello guidato nuovamente da Duda- e, dall’altra parte, la nascita di un nuovo governo di impronta europeista, fondato su ideali di accoglienza e piena tutela nei confronti della democrazia.
Gli intenti del neo presidente
Duda non ha perso tempo: una volta resi noti i risultati delle elezioni, ha annunciato i propri intenti politici in fatto di riforme, le quali riguardano soprattutto la popolazione Lgbt e le tematiche della giustizia e dell’aborto.
Innanzi tutto l’obbiettivo principale è completare la riforma sulla giustizia, già avviata a gennaio, che prevede l’affermazione di maggiore controllo del governo sulla magistratura.
Per quanto riguarda l’aborto poi, è già pronto un disegno di legge che inasprirà ancor di più il divieto di tale operazione. Il proposito finale è quello di rendere del tutto impossibile l’interruzione di gravidanza in qualsiasi caso.
Infine Duda prosegue la sua “crociata” nei confronti della comunità Lgbt. Sebbene su quest’ultimo punto non si è ancora chiaro quali saranno le sue prossime mosse di fatto, le ultime dichiarazioni che aveva rilasciato a riguardo solo un mese fa, in piena propaganda pre-elezioni, lasciano poco spazio ai dubbi:
“Alle elezioni presidenziali di questa domenica 28 votate per noi, per la maggioranza patriottica al governo, solo così difenderete i vostri figli dalla lobby Lgbtq e dai pederasti stupratori, che non sono persone”.
Un Europa sempre meno “europea”
Alla luce dei fatti, tralasciando per un attimo le accuse mosse dall’opposizione di Duda che non crede nella limpidezza di queste votazioni, quello che è chiaro dal risultato di queste elezioni è quanto ormai il popolo europeo, si senta sempre meno “europeo”, e anzi, voglia in tutti i modi prendere le distanze dall’UE.
Il fatto che negli ultimi anni abbiano avuto così successo partiti sovranisti di stampo entieuropeista come quello di Duda, all’interno dei confini europei, fa pensare parecchio (e la cosa dovrebbe far riflettere specialmente l’Unione Europea).
Che forse questo sia il sintomo di un malcontento dilagante nei confronti di un’istituzione che ormai, sempre di più, va incontro al proprio naufragio, per non dire, al proprio suicidio?
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