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La Nord Corea non si tocca

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Alcune specificazioni necessarie (e sottaciute) sulla situazione in Corea.

Si fa un grande parlare della Corea del Nord, che proprio ieri ha lanciato 4 missili, ammarati a 300 chilometri dalle coste giapponesi dopo un tragitto di mille chilometri. E’ un avvertimento: se vogliamo, possiamo colpire il Giappone. Se vogliamo, possiamo colpire Seoul, la capitale sudcoreana che in effetti si trova molto vicina al confine con il Nord della penisola: circa 55 km.

Già dal 2004 il governo sudcoreano ha tentato di spostare la capitale ad una distanza di sicurezza: era stata scelta infatti la città di Gonju, centoventi chilometri più a sud di Seul, ma la Corte costituzionale ha subordinato il cambio di capitale ad un referendum o a una modifica della costituzione.

Considerando che pochi chilometri dietro la linea smilitarizzata del confine fra le due Coree, larga appena 4 km, la Nord Corea ha piazzato zone minate e di produzione bellica, si capisce come la situazione si faccia incandescente a fronte dell’ennesima minaccia alla Comunità internazionale. Il Giappone ha inoltrato una protesta formale all’Onu.

Le reazioni statunitensi, nipponiche e sudcoreane, tuttavia, sono state affrettate e stanno creando un acuirsi delle precarie condizioni di pace nella penisola. Quest’alleanza trilaterale non si è accordata con la Cina, alleato più fedele di Pyongyang, che spesso negli anni ha chiuso un occhio o due sulle iniziative militari e nucleari del paese, un po’ trattando il regime dei Kim come un figlio scapestrato.

La trilaterale ha scelto di andare a costruire nuove basi militari in Sud Corea senza consultare la stessa Cina che, al Consiglio di sicurezza dell’Onu siede come membro permanente, al pari degli Usa. I cinesi hanno proferito un comunicato ufficiale di toni molto aspri: gli Stati Uniti pagheranno quest’ingerenza gratuita.

Nemmeno la Russia è stata presa in considerazione dalla trilaterale. La Federazione russa è l’altro stato con cui la Corea del Nord confina, e pure è un membro permanente del Consiglio di sicurezza della Nazioni unite.

Lo sviluppo di un imponente arsenale nucleare, di missili a lunga (e lunghissima) gittata, intercontinentali perfino, e l’alleanza con la Cina fanno della piccola Nord Corea uno stato che può tenere sotto scacco la comunità internazionale.

L'”autoisolamento” della Corea del Nord, condannato stamane da una nota diramata dalla Farnesina, che attacca le istituzioni di Pyongyang per il lancio dei missili, appare in realtà l’unico modo per essere preso sul serio da parte di un regime che fa sentire nel mondo la sua voce ribadendo l’indipendenza e la forza nordcoreana a suon di minacce.

Si tratta di una dittatura che ha completamente tradito il socialismo, con una successione ereditaria che giunge ormai alla terza generazione, ed assassinii non chiari, come quello del fratello del nuovo Caro leader, nell’aeroporto malese di Kuala Lumpur, i 13 febbraio, reo di avere studiato all’estero ed essere stato critico nei confronti del regime, che fanno presagire come si trovi in un momento di crisi.

Le notizie che traspaiono da Pyongyang sono poche, ma è possibile azzardare l’ipotesi di un’opposizione interna in formazione e crescente, stanti anche le numerose esecuzioni capitali (con  l’utilizzo della contraerea) che riescono a travalicare i confini e giungere alle nostre orecchie.

Con l’alleanza cinese ed il beneplacito della Russia, se dovesse scatenarsi una guerra missilistica o “boots on the ground“, la Corea del Nord avrebbe buone chances di vittoria sul Sud, anche se questo dato viene vieppiù sottaciuto dai media generalisti.

L’esercito della Corea del Sud annovera 550 mila soldati, mentre quello della Corea del Nord ne conta più di un milione, con 4 milioni e mezzo di riservisti addestrati al combattimento.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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