E’ di ieri la notizia che la Commissione Europea, nella persona della Commissaria alla Concorrenza Verstager, vorrebbe imporre delle tasse alle nostre autorità portuali, considerando l’attività che nei porti viene svolta come attività economica. Pur trattandosi di un tema che concerne l’aspetto tecnico del diritto tributario, vale la pena di sottolineare alcuni antefatti e alcune possibili conseguenze di questa richiesta, qualora venissero accolte.
di Giuseppe Masala
L‘antefatto fondamentale è di natura geopolitica e geoeconomica. Il Mediterraneo sta riprendendo centralità a livello mondiale, sia in relazione al flusso di merci tra l’Estremo Oriente e l’Europa, sia in materia di approviggionamento energetico per l’Europa. La centralità del Mediterraneo inevitabilmente comporta la centralità dell’Italia ed in particolarmodo del suo Sud: la geografia parla. Sfortunatamente la centralità mediterranea cozza con il disegno d’Europa a cerchi concentrici che vede la Germania come nucleo centrale. Progetto perseguito con ogni mezzo da Bruxelles.
Come la malasorte infatti è arrivata la richiesta di tassazione, che se si realizzasse avrebbe l’immediato effetto di aumentare i costi per le navi che si servono dei porti italiani per caricare/scaricare le merci. Ovviamente ciò ridarebbe centralità ai porti del Northern Renge, che rischiano di trovarsi spiazzati: se i porti italiani diventano competitivi è chiaro che sono maggiormente convenienti rispetto a quelli nord europei, che per essere raggiunti hanno bisogno di giorni in più di navigazione (un aggravio dei costi evidente per le società di transhipment).
Il soffocamento dei porti italiani peraltro è da sempre un obbiettivo dei nordeuropei. Basti pensare che le società tedesche di gestione dei porti sono state letteralmente cacciate da Gioia Tauro, La Spezia e Cagliari per mancati investimenti e per assenza di sviluppo. E’ evidente che li avevano presi proprio allo scopo di strozzarli e mantenere competitivi i porti nord europei. Per fare un esempio, basti pensare che i tedeschi hanno venduto pure gli impianti e i macchinari del porto di Cagliari tramite una società di Dusseldorf con il risultato finale di aver mandato a casa centinaia di lavoratori.
Diciamo anche, per inciso, che l’operazione di togliere le concessioni alle società tedesche che gestivano i porti italiani è dovuta al ministro delle infrastrutture maggiormente vituperato da almeno trenta anni a questa parte: Danilo Toninelli. Ed ora, visto che i tedeschi sono stati cacciati dai porti italiani, arriva la Signora Verstager a chiedere l’aumento delle tasse sulle attività portuali. Politiche colonizzatrici ed imperialiste a vantaggio della Germania mascherate da tecnicismi.