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Addio a Elio Fiorucci, amico degli animali

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Se ne è andato ieri lo stilista Elio Fiorucci
Creativo libero e selvaggio, si era sempre tenuto alla larga dal mondo delle grandi griffe. Con coraggio e un pizzico di follia negli anni ’60 aveva importato lo stile pazzo dei negozi londinesi di King’s Road e Carnaby Street. C’era stata poi la fase americana, la contaminazione della pop-art, lo Studio 54, la lunga amicizia con il mito, Andy Warhol.

E poi la svolta “veg“. “Ho smesso di mangiare i miei fratelli”. Così rispondeva a chi lo trovava in forma smagliante. Senza imbarazzo, sicuro della scelta che aveva fatto. “Il mio imprinting è contadino”, raccontava “Più siamo contadini e più abbiamo la possibilità di diventare intelligenti. Gli stupidi che ho conosciuto nella mia vita sono tutti cresciuti in un grattacielo». 

“Ho scritto una lettera al ministro per le Riforme Boschi perché introduca nella Costituzione il principio del rispetto per gli animali. Come possiamo vendere l’immagine dell’Italia Paese della cultura, se poi strappiamo i figli alle madri che li hanno appena partoriti? Perché è questo che facciamo alle mucche e ai vitelli. Non sono religioso, ma sono sicuro che esista una sorta di “religione cosmica” per cui se sei distruttivo, sarai distrutto. Ci siamo ridotti ad essere come pidocchi su quel grande albero che è il nostro pianeta. Dobbiamo finalmente capire quello che si può mangiare e quello che non si può, perché è frutto di una violenza senza fine. Io un giorno ho detto basta. Non è stata una decisione improvvisa, erano anni che ci pensavo. Ho smesso di mangiare la carne”.

“Sono socio  di Animal Amnesty, un’associazione che mette in Rete tutto ciò che riguarda gli animali, nel bello e nel male. Mi chiedo sempre: è più efficace far vedere la dolcezza degli animali o le crudeltà di cui gli uomini sono capaci nei loro confronti? Io credo che valga di più la dolcezza, l’immagine dolce vince sulla cattiveria”. 

Creatività, voglia di trasgressione. Era questo e anche di più Elio Fiorucci.
E noi vogliamo ricordarlo così, amico degli animali. 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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