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EX PIP – L’emergenza non ha tregua

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PALERMO –  E’ una caccia alle streghe dal sapore fortemente inquisitore, un attacco unilaterale ad armi impari da cui difficilmente riusciamo a difenderci, se non grazie alla disponibilità ed al senso di equità e di imparzialità che solo poche testate dimostrano di coltivare.

L’avversione che il Governatore nutre nei confronti del bacino degli ex Pip, continua a partorire abnormi menzogne.
Per mesi abbiamo elemosinato un dialogo; i modi sono stati i più disparati, più o meno condivisibili, ma ci siamo scontrati con un Governo sordo agli appelli di madri disperate, di uomini castrati nel loro ruolo di padri e di mariti, cieco dinnanzi ad un uomo disperato e caparbio come il nostro collega Cecala, che dopo giorni e giorni di sciopero della fame di fronte al silenzio della politica e quello ancora più colpevole dei mass media, minacciava di darsi fuoco legato con una catena ad un albero di Piazza Indipendenza.

La chiusura di questo Governo non ha eguali nella storia degli Ex Pip; è passata dal linciaggio mediatico e alla sua demonizzazione per sfociare nell’incompetenza e nella lentezza della macchina amministrativa: per mesi al Dipartimento Famiglia hanno cercato la formula da sottoporre a Roma per la convenzione con l’Inps; un vero e proprio busillis di difficile soluzione.

Forse cercavano la formula per la pietra filosofale.

Ad oggi aspettiamo con ansia e curiosità la redazione di un nuovo disciplinare, che molto probabilmente sarà un semplice copia e incolla di vecchie soluzioni. Ma anche un copia incolla deve rispettare i tempi della Regione Sicilia, paralizzata dal caos statico  in cui Crocetta l’ha rovinosamente scaraventata. Ma quale rottura con il passato, un moderno Principe Giovanni che cerca di spacciarsi per il nuovo Robin Hood, un mistificatore travestito da paladino della legalità.

Un uomo delle istituzioni che si sottrae a qualsiasi confronto con le parti sociali, disconoscendo il loro ruolo, e travestendosi da garante della giustizia sociale e delle fasce deboli.

La tanto decantata rivoluzione crocettiana si è trasformata in un’epurazione staliniana arenando di fatto l’economia di tutta la Sicilia. Il nostro Governatore si è rivelato un venditore di fumo e un ottimo piazzista della propria immagine; Crocetta il personaggio, non il politico, imprevedibile perché inaffidabile, nostalgico del comunismo e della degenerazione connessa. 

Sulla scena di questa farsa crocettiana si ripresentano performers del vecchio sistema; retaggio dell’era lombardiana se non addirittura cuffariana.  Qualcuno indossa un nuovo abito di scena, altri il medesimo malamente ripulito dalle ragnatele: uomini e donne insostituibili perché dotati di eccezionali capacità politiche e/o manageriali.

Nessuna rivoluzione: oggi si assiste all’ingannevole smembramento disarticolato di un sistema, in assenza di alternative da concretizzare.
La Regione paga i deceduti?

Nel maggio del 2013 gli organi competenti della Regione arroccati nella loro arroganza, rifiutarono ogni forma di collaborazione con chi gestiva Social trinacria, rigettando la consegna degli atti raccolti ed archiviati in modo certosino presso la stessa, e opponendosi alla trasmissione dell’elenco aggiornato degli appartenenti al bacino.
Se a oggi, negli elenchi in possesso al Dipartimento alla Famiglia sono inclusi, anche i nomi di colleghi deceduti è solo da imputare a chi non chiese un passaggio di consegne dalla Social Trinacria che gestiva, per conto della Regione Sicilia, il bacino degli ex Pip.
 

Noi ex Pip non abbiamo perso la nostra personalità dietro una sigla, noi che abbiamo visto cancellati in un sol colpo: lavoro, certezze, serenità familiare, dignità di uomini e di donne ed elemosiniamo il nostro reintegro nei posti di lavoro; noi che non sappiamo più come sbarcare il lunario, che rimettiamo la nostra vita nelle mani di Dio e della Madonna perché sappiamo di non poterci più fidare degli uomini, dei politici dei loro bei proclami, delle loro parole rassicuranti; noi che ci muoviamo come fantasmi non ancora consapevoli tra le macerie; macerie umane di noi ex Pip.

Ora è tempo di scrollarsi di dosso il torpore e gridare a gran voce che NOI siamo qui e ci ergiamo severi ed insofferenti contro chi non sa o non può (per incapacità e/o perché servo del potere politico) svolgere il proprio lavoro con scrupolosità, serietà e competenza.

Contro chi divulga notizie false e persecutorie, va tutto il nostro biasimo e l’auspicio che la superficialità con cui viene trattata la notizia, la mancanza di professionalità di questi “giornalai”, l’insensibilità rispetto all’eco e alla percezione che notizie infondate possano avere sull’opinione pubblica e sulla platea dello stesso bacino ex Pip; venga ripagata con la stessa moneta.

Il giornalismo è una professione, ma purtroppo, non sempre chi la esercita è un professionista.

Basterebbe semplicemente tener conto dei principi contenuti nella “Carta dei doveri del giornalista”, ed onestamente diffondere i fatti; ma chi è schiavo, chi non vive la sua condizione di uomo libero nello spirito nelle azioni e nel pensiero non può lavorare per la verità, le catene che lo avviluppano finirebbero con lo stritolargli le membra e togliergli il respiro. Meglio fare propaganda a chi si erge come nuovo falso profeta della giustizia sociale e mettere a tacere la voce della propria coscienza con quella ben più allettante di un mercenario tornaconto.

Svegliatevi e chiedetevi il perché di questo stillicidio di notizie; aprite gli occhi e osservate le rovine della nostra amata Sicilia, noi ex Pip siamo solo lo specchietto per le allodole e mentre la Sicilia langue senza bilancio e l’esecutivo regionale non riesce a dare il via a riforme non più rimandabili a sostegno dell’artigianato, dell’impresa, dell’occupazione; il Governatore continua la sua personalissima crociata investendo tempo ed energie.

Crocetta novello Prometeo o Don Chisciotte?

Cinzia La Ciura 

(leggi anche gli articoli correlati per una più completa informazione sulla vicenda EX PIP)

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Di Redazione Elzeviro.eu

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