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Il prezzo dell’integrazione: 8 pusher mandano all’ospedale tre ragazzi

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TORINO- Nel quartiere di San Salvario decantato dai giornali di regime e da sedicenti politicanti come zona di incontro pacifico tra diverse culture, si scopre invece che questo avvicinamento diventa spesso un’occasione di scontro. D’altronde sarebbe strano il contrario, nel momento in cui con è facile osservare come ogni angolo della strada sia occupato con naturalissima regolarità da pusher e prostitute, anche in pieno giorno. Entrambi con lo scopo di “allietare” piccoli istanti di cittadini frustrati, entrambi con l’intenzione di fottere lo Stato bypassando le regole basilari del vivere sociale.

Nessuno di essi paga un centesimo di tasse eppure guadagnano fior fior di euro, alla faccia di tutti coloro che provano ad aprire un’attività legale e vengono soffocati immediatamente dall’usura del fisco. Pattuglie di polizia e vigili sembrano non vedere questo mercato a cielo aperto, forse per paura o forse per ordini superiori, chi lo sa? Il punto è che periodicamente si consumano fatti di sangue, come quello accaduto l’altro ieri nei pressi di via Ormea, dove marito e moglie di 28 e 27 anni insieme al fratello della moglie di 30 anni hanno subito un’aggressione da parte di 8 pusher (quando si dice dei cuor di leone). Il motivo di questa violenza gratuita sarebbe da ricondurre all’abbaiare ripetuto del cane dei coniugi verso i pusher (è normalissimo che un cane abbai verso individui semi nascosti nell’ombra), che avrebbe portato al nervosismo da parte degli spacciatori, probabilmente indaffarati con uno scambio “pesante”.

La prima ad essere stata aggredita è stata la donna (segno che in altre culture non esiste il detto “la donna non va sfiorata nemmeno con un petalo di rosa) e di conseguenza sono intervenuti in sua difesa il fratello e il marito, quest’ultimo finito in ospedale con zigomo sfondato.

Cosa dobbiamo cavare fuori da questa storia? Sarebbe facile costruire sopra un comizio politico atto ad accaparrarsi qualche seggio in più, ma il problema è ben più profondo della semplice ma grave circostanza. In primis perché questo omertoso silenzio da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine in riferimento ad episodi quotidiani? Gli spacciatori sono li, visibili per tutti, come possono evitare lo sguardo dei nostri agenti?

La seconda questione, strettamente legata alla prima, riguarda la possibilità di una via d’uscita d’emergenza per risolvere il problema spaccio: se le istituzioni non sono in grado di contrastare questo fenomeno, perché non si procede alla legalizzazione per lo meno delle droghe leggere? Ciò comporterebbe l’assunzione da parte dello Stato di una grossisima fetta del mercato dei pusher. Last but not least, perché il piano di urbanizzazione della città di Torino è stato fatto in maniera del tutto casuale? Permettendo così la formazione di veri e propri quartieri-ghetto come appunto San Salvario e Porta Palazzo, concentrando così malcontento e criminalità in pochi chilometri quadrati.

In ogni caso è un’ulteriore sconfitta delle amministrazioni comunali torinesi, l’ennesima.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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