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Kerry vuole morto Assad

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Kerry, alle trattative di Parigi sulla Siria, ha minacciato Assad e la sua gente : “il Presidente ed i suoi mai al sicuro senza la pace”. 
Quella pace che vogliono imporre gli Usa ed i suoi servi Nato e musulmani tendenti all’integralismo alla Erdogan: la frantumazione della Siria ed un governo fantoccio a Damasco.

I precedenti sono effettivamente sinistri, per quel che hanno realizzato dove posti in essere: Afghanistan, Irak, Libia e Siria (solo quelli piú eclatanti) sono il manuale della perfetta “crociata” occidentale: al posto di “Dio lo vuole” è la bandiera della “democrazia occidentale” in città e territori così lontani e diversi dalla nostra civiltà (si fa per dire) che avrebbe dovuto sventolare.
Tralasciando l’analisi delle risapute ragioni economiche che stanno dietro ad ogni crisi politica e militare che “collassi” un qualunque stato nel mondo (Venezuela,ad esempio), ricordiamo cosa siano gli stati sopra citati alla data di oggi.

L’Afghanistan liberato e con un parlamento democratico? Usa e Nato hanno dovuto evitare il ritiro promesso da Obama…intere province sono sotto il controllo dei Talebani.
A Kabul non è sicura neppure la “zona rossa” delle ambasciate. (Se) appena l’ultimo yankee abbandonerà il territorio, i Talebani spazzeranno le forze armate afghane in pochi giorni. Al massimo troveranno opposizione nei nuovi adepti dello Stato Islamico che hanno messo da tempo gli occhi dove non dovrebbero. Il giovanissimo figlio di Bin Laden auspica un passaggio di tutti i jihadisti sotto Al Baghdadi.

Peggio ancora in Irak: malgrado decenni di invasione crociata e miliardi di dollari investiti in addestramento ed armi, il governo di Baghdad arranca nella “riconquista” di Mosul e del territorio nazionale sotto controllo del Califfo. Fatto sta che la presenza della numerosissima comunità sciita al potere non basta a sanare la irreparabile frattura con i sunniti (almeno una gran parte). Se non fosse per le milizie filo iraniane (con gli aerei e soldati Usa) le bandiere nere sventolerebbero a Baghdad tra migliaia di teste tagliate e mausolei e monumenti violati.
Tutto frutto, lo si ripete su questo giornale per l’ennesima volta, dell’aggressione a Saddam Hussein e del suo conseguente omicidio. Lo sapevamo tutti, cervelloni esclusi, che la sua fine avrebbe portato allo status quo.

Stessa storia, come da copione, in Libia. “Primavera araba” contro Gheddafi e subito bombardamenti Nato sulla testa, fino al suo assassinio. 
Frantumazione di fatto, governo fantoccio insediato a Tripoli e ribelli ovunque, per tutti i gusti, persino una exclave del Califfato a Sirte!

Ultima, ma prima per importanza, la Siria… ai filoccidentali la “primavera” del 2011 non portò la vittoria e le teste di Assad, degli alawiti e dei cristiani. L’esercito popolare siriano non si sfaldò e si strinse accanto al Presidente Assad resistendo alla marea di mercenari e tagliagole stranieri scaraventati in Siria da ogni parte del mondo. Oggi, con il determinante aiuto degli alleati russi, iraniani ed hezbollah libanesi, il legittimo (per l’Onu) governo di Damasco tenta con alterne fortune di riprendere il controllo di tutta la Siria.

E quì torniamo a Parigi: gli Stati Uniti minacciarono sia Saddam sia Gheddafi di morte se non si fossero arresi alle “forze democratiche”. Allorquando entrambi non eseguirono i dettami americani, gli States procurarono il loro assassinio, perfino in mondovisione.
Al Colonnello libico ammazzarono anche figli e tribù, tanto per essere sicuri.

Kerry ha recentemente reiterato ad Assad la minaccia di morte (tradotta): se non te ne vai (in esilio in Iran) uccideremo te, la tua bella e coraggiosa moglie, la tua famiglia e persino la tua “gente” (alawiti, sciiti, drusi e cristiani che lo sostengono).
Bashar al Assad non cederà. C’è da scommettere che resterà con il suo popolo che lo ha eletto e appena riconfermato in grande maggioranza, nonostante l’impossibilità di votare degli abitanti delle province in mano allo Stato islamico.
Il presidente siriano ha reiteratamente affermato che combatterà fino alla vittoria od alla morte per la Siria unita.

Kerry si può dunque mettere l’anima in pace, persino se Putin dovesse un giorno decidere di mollare il fedele alleato gli Usa non vincerebbero proprio niente.
Esattamente come in Afghanistan, Irak e Libia.

@v_mannello

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Di Redazione Elzeviro.eu

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