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Sospendere Schengen: si può e si deve

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L’operazione, da molte parti criticata, è possibile e ci aiuterebbe nel gestire l’immigrazione selvaggia. Il precedente danese.

Sembrava una proposta destinata a cadere nel vuoto, forse solo una provocazione. Invece il Partito Popolare Danese, non più di due anni or sono l?ha spuntata: nel 2011 la Danimarca ha sospeso il trattato di Schengen e reintrodotto i controlli alle frontiere.

Ad annunciarlo fu, nel clamore generale, Claus Hjort Frederiksen, ministro delle finanze del governo danese: “Durante gli scorsi anni abbiamo visto crescere i crimini transfrontalieri” spiegò, “questa decisione punta a frenare il problema”.

Le motivazioni che mossero il governo danese a questa mossa, criticata in blocco dai partners europei è stata dettata dalla troppa immigrazione e dalla troppa criminalità da oltreconfine. Come in Danimarca, anche in Italia oggi, considerati gli sbarchi quotidiani (mille al giorno in Calabria) di immigrati clandestini da ogni parte del mediterraneo, il gioco non vale più la candela.

Meglio tornare al passato, dunque. Il ministro Frederiksen introdusse apparecchiature elettroniche di ultima generazione per l’identificazione alla frontiera tedesca, strumentazioni in grado di identificare le targhe delle macchine. Così come gran parte delle leggi sull?immigrazione introdotte nell?ordinamento danese, a spingere per il ripristino dei controlli alle frontiere è stato il Partito Popolare Danese. Lotta all?immigrazione clandestina, lotta alla criminalità internazionale, lotta al narcotraffico: questi alcuni dei capisaldi del partito.

La leader Pia Kjærsgaard aveva già speso parole molto chiare: “I controlli alle frontiere sono un diritto per i nostri cittadini”, un diritto ritenuto necessario per porre un freno soprattutto all?entrata in Danimarca di stranieri provenienti dai paesi dell?Europa orientale, paesi ritenuti (non solo a Copenhagen) inaffidabili nel gestire l?emigrazione: troppo pochi i controlli alle frontiere, senza regole i flussi migratori.

Agli occhi del Partito Popolare danese, l?ondata di profughi proveniente dai paesi nord-africani ha aperto un secondo fronte al quale guardare con preoccupazione: “Abbiamo problemi con i cittadini dell?est Europa che stanno venendo qui e corriamo il rischio di avere gli stessi problemi con quelli dal Nord Africa” aveva detto Pia Kjærsgaard. E così come accaduto spesso finora, il Partito Popolare Danese è stato accontentato sui controlli alle frontiere in cambio dell?appoggio alla riforma sulle pensioni presentata dal governo. Il partito della Kjærsgaard fornisce al governo liberal-conservatore del premier Lars Løkke Rasmussen un appoggio esterno fondamentale.

La Danimarca è entrata nell?area Schengen nel 2001, sei anni dopo la firma dell?accordo che aveva di fatto abolito le frontiere consentendo a tutti i cittadini europei di circolare liberamente tra gli stati. La decisione di sospendere il trattato sulla libera circolazione dei cittadini dell’Ue è un passo importante.

La Danimarca ha dato l?esempio, altri potrebbero seguirlo. L’Italia, considerata la sua posizione chiave nel bacino del Mediterraneo, porta d’accesso al continente tutto, dovrebbe essere difesa ed aiutata nel soccorso ai naufraghi e fondi dell’Ue dovrebbero essere destinati al rimpatrio forzato dei clandestini. Siccome ciò non accade, l’unica via è quella di sospendere gli accordi migratori con l’Unione stessa, riappropriandoci di quella sovranità in parte offerta all’Ue in cambio di una protezione che non è mai giunta.

Oltretutto a Copenhagen alcuni sapienti giuristi sono convinti che la decisione del governo rientri nei parametri europei. Stando al mutevole diritto dell’Unione europea, però, ciò appare discutibile. Per riappropriarci della nostra sovranità sarebbe necessario un referendum.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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