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E pensare che la Lega è un partito nato sulla protesta e sull’entusiasmo popolare per la politica territoriale. Un partito di malumore e di pancia, che ha preso e mitizzato nemici comuni (Roma ladrona, il Sud, ecc.) per unirsi in una fantomatica sovranità settentrionale. Vi abbiamo parlato della vicenda di Alessandro Albano, il consigliere provinciale del Carroccio a cui è stato impedito di candidarsi alle elezioni regionali nel partito in cui milita fin da ragazzino.
Ebbene Roberto Cota, segretario regionale della Lega e governatore piemontese per il quadriennio passato ha posto in essere le minacce inverate nella campagna elettorale, espellendo i dissidenti canavesani che hanno sostenuto Albano. Il giovane consigliere ha ottenuto millesettecento preferenze in una lista civica apparentemente estranea alla sua linea politica, collocandosi vagamente nell’area di centrodestra (ha sostenuto Pichetto), essendo stato costretto a tale ritirata tattica dai vertici del partito che gli hanno preferito candidati blindati. Non ostante questo i voti di preferenza ottenuti da Albano sono stati moltissimi e se fosse stato candidato in forza del Carroccio ce l’avrebbe senz’altro fatta. Ha comunque superato i candidati leghisti del suo fortino elettorale: il canavese.
Cota ha espulso tutti i leghisti del Canavese che hanno sostenuto Albano, ma sarà lecita l’espulsione dell’on. Walter Togni, personaggio della Lega di rilevanza nazionale? Gli “epurati” hanno scritto a Salvini per avere contezza delle azioni dell’ex presidente piemontese. Certo è che Cota non possa espellere Flavio Tosi, il quale a Torino in piena campagna elettorale aveva sostenuto e sponsorizzato la candidatura di Albano. Staremo a vedere, ma è probabile che la risposta di Salvini, già interpellato in occasione dello scoppio della faida interna, seguiterà a non giungere.
