In vetrina manichini con jeans strappati piuttosto che magliette con lustrini e pajettes o scarpe con tacchi altissimi. E ancora borse, abiti. Un biglietto da visita straordinario per chi vuole capire come vanno i gusti in questa città.
La scritta “Galla” è stata malamente coperta e l’apertura è avvenuta tra sabato e domenica come se nulla fosse. Tanto si sa, loro lavorano a tutte le ore del giorno, come del resto la maggioranza dei negozi gestiti da stranieri, con abitudini diverse da quelle a cui siamo abituati.
Anche i numeri sono indicativi: in città, sulla base dei dati forniti dall’Ufficio di statistica (si riferiscono al 2012) risiedono 652 cittadini provenienti dalla Repubblica popolare cinese (332 sono maschi e 320 femmine e tra loro, naturalmente, ci sono anche i bambini). E questi sono i dati ufficiali, dei cittadini regolarmente residente ma, e la domanda sorge spontanea, quanti sono i clandestini che vengono sfruttati?
È proprio vero. Gli unici che non conoscono la parola crisi, sono i cinesi.
Diego pdn