IN FUORIGIOCO
Un quesito sorge spontaneo: ma c’è da festeggiare sul serio? Beh, festeggiare è d’ obbligo. Si tratta in qualsiasi caso di uno scudetto strameritato e vinto praticamente dalla prima giornata. Uno scudetto in cui tutti gli avversari sono stati vaporizzati come le antenne di una formica sotto la lente d’ ingrandimento di bambino terribilmente sadico. Sarebbe dunque corretto riformulare la domanda: quanto c’è da festeggiare realmente?
Più che un campionato è stato un vero trionfo plebiscitario e la superiorità dei bianconeri sul territorio nazionale, risulta ormai incontestabile. Ma è proprio attorno a questo punto di natura prettamente geografica che si fanno avanti i primi dubbi e le prime perplessità; incertezze che impongono alla dirigenza e ai supporters più sobri ed assetati di accantonare anzitempo i sollazzi, per gettarsi a capofitto sulla programmazione del futuro più immediato.
Nonostante la filosofia bianconera e gli aforismi delle più significative bandiere juventine, siano incentrati sulla necessità di continui trionfi infatti, il campionato potrebbe non attirare più nessuno. Impossibile non prevedere, sia per la tifoseria che per i giocatori, una carenza di stimoli nei confronti di questa competizione. Impossibile non ammettere come questo strapotere tecnico ed economico, renderebbe i prossimi scudetti, via via sempre meno entusiasmanti.
Che fare dunque quando una pietanza, sia pur prelibata, comincia a risultare sempre meno appetitosa ed appagante a causa della sua ripetitività? Non bisogna necessariamente essere Vissani per rendersi conto della ristrettezza di soluzioni: o si cambia piatto, o ci si limita ad aggiungere un delizioso condimento. Considerando perciò, come si può evincere dalle recenti esternazioni di Conte, l’ impossibilità di un avvicendamento in panchina e nel progetto (ovvero, il cambio di pietanza), l’ unica spezia in grado di impreziosire un gusto così vincente, non può essere che la Champions.
Un tasto dolente per i tifosi della “vecchia signora”, che non gioiscono per la conquista della coppa dalle grandi orecchie dall’ ormai preistorico 1996 e con l’ aggravante di tre finali perse negli anni successivi. Starà dunque ad Agnelli, Marotta e soci pianificare acquisti mirati per rafforzare reparti troppo vulnerabili contro le grandi d’ Europa, individuare il tanto sospirato top player (termine ormai oscuro e luttuoso) che possa facilitare la fase conclusiva e magari aprire leggermente il portafoglio. Ma senza per forza esagerare. Il Borussia Dortmund, reduce guarda caso da due vittorie consecutive in campionato, docet.
Klement