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E adesso i media saranno costretti ad occuparsi della Lazio

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La Juve si fa karakiri e dopo uno splendido primo tempo sparisce dai radar e subisce la rimonta del Bayern che la butta fuori dalla coppa. Stasera la Lazio, ultima rappresentante del calcio italiano, è chiamata a vincere contro lo Sparta per approdare così ai quarti della coppa più snobbata del mondo.

 

La Juve non deve lamentarsi degli assai presunti torti arbitrali così come leggiamo oggi nei rabbiosi articoli di certa carta stampata faziosa e di parte. Per noi infatti vale sempre l’eterno detto: chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Infatti la Juve, malata del solito provincialismo duro a morire delle nostre squadre nostrane, è semplicemente arrivata all’impegno più importante della stagione con le energie psico fisiche al lumicino. Energie che dopo 45 minuti di gran furore, si sono impietosamente spente tanto da permettere ai tedeschi di agguantare il pareggio e poi di dilagare nei tempi supplementari.

 

I bianconeri, complici anche le decisioni sballate di Allegri che ad un certo punto ha tolto l’unico giocatore fresco e devastante che aveva, Morata, avrebbero dovuto, dopo ben quattro scudetti consecutivi, darsi delle priorità e queste priorità si chiamavano Champion’s. E invece la squadra di corso G. Ferraris ha continuato a spremersi senza ritegno per avere per l’ennesima volta ragione vuoi del Carpi, del Sassuolo, dell’Udinese o del Verona e di quant’altro arrivando però all’unico appuntamento che contava con le gambe e la testa pesanti come macigni.

 

E’ sempre lo stesso errore ciclico delle nostre squadre che preferiscono giocarsela in campionato piuttosto che scommettere su queste benedette coppe che alla fine continuano, è il caso di ricordarlo, ad essere alzate dagli altri. Per carità perdere in casa con il Bayern ci sta, ma non ci sta in questo modo, lasciando completamente il campo e la palla all’avversario per 75 minuti dopo i primi 45 giocati con lo spirito giusto e con due goal di vantaggio. Forse se i bianconeri avessero un po’ tirato il fiato con il Sassuolo risparmiando preziosissime energie qualcosa in più avrebbero potuto fare…ma così non è andata e…continuerà a non andare fino a quando, le nostre squadre continueranno in campo internazionale a saltare regolarmente come tappi di spumante.

 

Continuiamo a lamentarci perché nel ranking europeo non riusciamo a superare le squadre inglesi e ci dobbiamo accontentare di due soli posti in Champion’s più uno ai preliminari ma…continuiamo a non fare nulla per raggiungere questo obbiettivo. E anzi snobbiamo quell’Europa League che invece è preziosissima per i punti che finora dalla Champion’s non ci arrivano con esclusione, va detto, della finale che la Juve ha giocato l’anno scorso perdendola per l’ennesima volta. Dopo i patetici tentativi di alibi accampati da buona parte della stampa nazionale sempre portata al più becero dei vittimismi, ora, ironia della sorte, ci si dovrà, da questa sera, occupare ob torto collo della Lazio, la squadra più snobbata del campionato sia perché si chiama appunto Lazio e non Roma o Napoli, sia perché impegnata in Europa League ovvero quella che i media considerano la coppetta di riserva.

 

Ricordiamo che negli anni settanta quando la Juve vinse la sua prima coppa internazionale, che era appunto la vecchia Coppa Uefa, i giornali trionfalmente dissero che la Juve aveva vinto la coppa che le mancava…e non era la coppa dalle grandi orecchie. Dopo l’ennesima e impietosa bastonata ricevuta è forse giunto il momento di guardare in faccia la realtà del nostro calcio di provincia e delle assurde logiche che lo hanno fin qui condizionato e falsato. Occorre ricominciare con grande umiltà dalle poche certezze che abbiamo perché qualcuno dovrebbe ricordare che la vera grandezza non è nel continuare a bearsi delle proprie illusioni come abbiamo fatto finora ma nel saper risorgere dalle proprie ceneri.

 

Per fare questo dovremo fare tabula rasa dello snobbismo e della cortigianeria da provincia negletta che ci hanno caratterizzato per decenni, cospargerci il capo di cenere e provare a guardare la realtà con occhi finalmente obbiettivi e non condizionati dalle solite logiche del…potere costituito. Bello e facile a scriversi molto meno a farsi perché il popolo italiota  dopo secoli di inveterato “stupidismo” ben difficilmente riuscirà a cambiare rotta e a ricominciare da capo: ci manca l’umiltà per farlo e…forse ci mancherà sempre.  

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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