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Roma e Lazio si ringraziano a vicenda, il Milan ringrazia sé stesso, Tohir chiede…la grazia.

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IL PUNTO SUL CAMPIONATO

In questa stranissima seconda di ritorno succede un po’ di tutto, anche che, ob torto collo, laziali e romanisti debbano alla fine accendersi reciprocamente ceri e darsi calorose strette di mano. Perché se è vero che la Juve se ne sta sempre lì in splendida e un po’ imbronciata solitudine, è altrettanto vero che, grazie al pareggio dell’Olimpico di sabato sera tra i cugini e la “Sora” Juve, ora la Roma è a “soli” sei punti di distanza; la Lazio a sua volta ringrazia per l’impresa della Roma che, battendo il Verona, avvicina per i biancocelesti quella sospirata zona Europa League.

A parte la Roma, è stata quindi per le grandi la giornata dei pareggi, e di una generale mini pausa di riflessione. Il Napoli ha iniziato le danze sabato pomeriggio facendosi bloccare sull’1-1 da un tenace e ben orchestrato Chievo, complice la stoccata iniziale di un…napoletano Sardo in vena di scherzetti. Ci vuole un Albiol sotto mentite spoglie da attaccante per rimettere in qualche modo le cose a posto. Si arriva così alla seratona dell’Olimpico dove una Lazio ringalluzzita dalla cura Reja, riesce, in questo caso, a…tenersi a casa un prezioso punto che, contro la Juve attuale vale comunque tanto oro quanto pesa.

Certo con la superiorità numerica e il vantaggio iniziale dato dal sacrosanto rigore e relativa espulsione di Buffon,  la squadra biancoceleste avrebbe potuto gestire meglio tale inaspettato tesoretto iniziale, ma diciamo che la Juve è…sempre la Juve pure quando gioca in sei  contro undici. Il goal del pareggio di Llorente è comunque frutto di una leggerezza, l’unica della serata ma grave, di Berisha che rimane a metà strada tra lo juventino e la sua linea di porta. Se fosse rimasto fermo tra i pali, il goal beffardo di testa non sarebbe arrivato. La paratona d’istinto con tanto di traversa da parte di Storari su capocciata ravvicinata del tedesco e lo splendido tiro a giro con palo da parte di Keita, servono a dare qualche rimpiantino a cosa sarebbe potuto succedere se ci fosse stato un minimo di cinismo in più. La Roma a pranzo restituisce il mezzo favore biancoceleste suonando come una zampogna il Verona che lentamente sta tornando nell’alveo della normalità e che ora è a soli quattro punti da una Lazio che nelle ultime quattro gare ne ha fatti 8 con una media di 2 a partita che non sono poi così male in chiave europea.

Purtroppo questo farà sì che i tifosi degli aquilotti dovranno accontentarsi di un probabilissimo KO di mercato, KO inteso come Kiusure…zero…la Lazio va benissimo così per il suo Patron che, pur di risparmiare il centesimo, arruolerebbe tra gli abili anche il magazziniere di Formello, magari sostenendo che si tratta di una scommessa in prospettiva. La Roma comunque, grazie prima ad una splendida rete di Ljajic servito altrettanto splendidamente da Gervinho, poi ad una rete da manuale del calcio da parte dello stesso  livoriano e infine ad un sacrosanto rigore di Totti vince senza troppi affanni. Il Verona, da parte sua, si è affidato alla potenza un po’ grezza ma sempre efficace di un Hallfredsson che ha cercato di prendere in mano la squadra nella giornata decisamente no di Toni, troppo poco per illudersi di impensierire la banda Garcia.

Nel pomeriggio abbiamo assistito a Cagliari al remake del film “Via col vento” con il Milan che se ne va via con tre punti in saccoccia con il vento prima malefico, poi benigno che permette a Balotelli di sparare un’imprendibile punizione che da il momentaneo pareggio. Negli ultimi vibranti attimi del match arriva pure la punta del piede a mezz’aria di Pazzo che arpiona il pallone per la rete che sa di beffa per il povero Cagliari e di insperato dono per un…buon diavolo. Il Cagliari meritava e meriterebbe di più sia in termini di risultati che in termini di…stadio, ma per ora questo è quanto passa il convento della serie A e almeno la zona retrocessione continua a rimanere a quattro punti di distanza.

Zona retrocessione che incomincia a preoccupare invece l’Udinese che non riesce a bissare la bella prestazione contro il Milan in Coppa Italia, e che deve cedere ad un Parma sempre più convinto delle sue chances europee e sempre più targato Cassano e Amauri. Convinti restano pure i soliti tenaci soldati di Ventura che riescono non senza fatica ad avere ragione di un’Atalanta che in Consigli trova il suo incredibile baluardo, stupenda la sua parata sul calcio rigore di Cerci e sfortunato nella sua uscita di pugno che spiana la strada al primo e decisivo rigore. Nelle zone traballanti di “color che son sospesi” tra A e B, registriamo la splendida vittoria di un Livorno che contro il Sassuolino da trasferta sfoggia un gioco da Champion’s e ne rifila tre agli emiliani ancora in zona allarme rosso. Bravo il solito Berardi a realizzare il rigore che lo fa diventare per una domenica il vice capocannoniere della serie A….e visto che Rossi difficilmente rientrerà, c’è da scommettere che forse lassù potrebbe pure provarci a rimanere. Il Bologna riesce al novantesimo a pareggiare l’iniziale vantaggio blucerchiato di Gabbiadini con il solito Diamantito…e a portarsi a +1 rispetto alla zona di fuoco.

Ma “or incomincian le dolenti note a farmisi sentire” perché “si va “ne la città dolente…ne l’etterno dolore…tra la perduta gente” nerazzurra. Allo stadio Meazza, trasformato nel primo girone di dantesca memoria, si consuma il dramma di chi per troppa paura “parea fioco”. L’Inter con il Catania fa la collezione di corner  ma non ne ricava un misero ragno dal buco. Alla fine lo zero a zero rappresenta il risultato matematico e conseguente di quella mancanza di animo di cui appare vittima cotal compagine. L’errore, più dettato da romantiche e dolci rimembranze, che da ferree logiche tecniche, di continuare ad affidarsi ad un Milito ormai sempre più in debito con l’anagrafe, e per giunta poco supportato da Palacio e Alvarez è di quelli che si pagano puntualmente.

Alla fine il Catania, fa il suo chiudendosi come un riccio nella sua area ma ripartendo con micidiali contropiedi quando la banda Mazzarri, sempre più in debito di ossigeno, glielo permette. Lo zero a zero alla fine è risultato giusto che non fa una piega e che comunque non risolve i problemi gravissimi del Catania e dell’Inter. In serata nel duello tra Fiorentina e Genoa succede di tutto e di più. Con i genoani capaci di andare per due volte in vantaggio grazie al rigore di Gilardino e al tiro mortifero di Antonini e con Aquilani in versione Rossi-Gomez che non solo pareggia per ben due volte a tale “misfatto” ma poi porta addirittura in vantaggio i suoi approfittando di una “sciapata” della difesa dei grifoni. Alla fine De Maio ripareggia i conti su azione da calcio d’angolo. C’è da dire che ci sarebbe stato pure il quarto goal decisivo sempre di Aquilani se non fosse per uno svarione di quelli che gridano vendetta da parte di una terna arbitrale in confusione, che annulla un goal regolarissimo per inesistente fuorigioco dell’attaccante viola. La prossima giornata vedrà il doppio confronto sull’asse Torino-Milano, con la Roma chiamata di nuovo a fare un bel favore alla Lazio battendo, questa volta,  il Parma in casa. Se continua così chissà che tra le due compagini tiberine non scocchi un piccolo grande amorino della serie “galeotto fu il libro” del campionato “e chi lo scrisse e…più non vi leggemmo avante”…

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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