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“Napoli colera” e adesso chiudeteci la curva

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Non ci può essere altra descrizione se non quella di un fenomeno di follia incontrollata che attanaglia ormai da qualche anno i piani alti della giustizia sportiva italiana, della Uefa e della Fifa.

Il segnale eclatante di questa pazzia si è manifestato questa domenica al San Paolo di Napoli dove alcuni tifosi esponendo lo striscione “Napoli colera… e adesso chiudeteci la curva“, hanno dimostrato un livello di intelligenza, civiltà e onestà intellettuale che i piani alti della giustizia non si sognerebbero nemmeno di notte.

L’ultima gesto sconsiderato del bizzarro giudice Tosel è stata l’ennesima chiusura di una curva, stavolta è toccato al Milan, per cori di discriminazione territoriale, che riascoltando l’audio della partita nemmeno si sentono (viene fuori solo un timido “noi non siamo napoletani” che però non può rientrare nel reato per cui la tifoseria è stata accusata). La società rossonera ha ovviamente presentato un ricorso che non vuole negare la presenza di cori offensivi e sfottò, ma vuole porre l’enfasi sulla stupidità dell’accusa e della squalifica (riportando anche lo striscione di Napoli come esempio lampante di goliardica presa in giro).

Questa triste moda di squalificare qualsiasi gesto è frutto della becera mentalità instillata dalle organizzazioni quali Fifa e Uefa, da personaggi dal discutibile carisma e personalità oltre che competenza, come Blatter, “dittatore” della Fifa dal lontano 1998, e Platini, presidente dell’Uefa da ormai 6 lunghissimi anni. Questi personaggi di bassissimo livello professionale hanno instillato un clima di caccia alle streghe, nel migliore degli stili perbenisti, contro qualsivoglia coro o fischio che possa risultare offensivo nei confronti di un avversario; arrivando a fare un’amalgama priva di logica tra razzismo, sfottò e naturale rivalità tra tifoserie.

Così i giudici nazionali, forse con il ruffiano intento di intraprendere una carriera a livello europeo, applicano come ciechi muli delle norme assurde, proprio per ingraziarsi i poteri forti. Ancor più preoccupante è l’atteggiamento dei giornalisti, i quali interpretano il ruolo degli “intermediari della fede” condannando il mondo peccatore in stile Savonarola, mentre girato l’angolo ridono sotto i baffi grazie alla fetta di spettatori che tolti dallo stadio vanno a rimpinguare lo share e le casse della pay tv.

Lo ha dimostrato di recente il giornalista di Sky Giorgio Porrà che ha formulato la seguente domanda al presidente della Lazio Claudio Lotito al termine della partita di domenica sera : “Non le sembra che la sua società debba prendere una netta posizione di condanna nei confronti degli episodi di razzismo perpetrati dalla tifoseria?“. Ricordiamo che la la Lazio ha subito l’ennesima squalifica della curva da parte dell’Uefa proprio dopo la partita con il Varsavia, match in cui nessuno, ma proprio nessuno, se non gli ispettori Uefa, ha sentito o ravvisato comportamenti riconducibili al razzismo (la società capitolina presenterà infatti un ricorso).

Di questo ovviamente Giorgio Porrà non ne era minimamente a conoscenza, anzi probabilmente la domanda posta era stata volutamente preparata a tavolino negli studi Sky per rimpastare questo squallido teatrino…ma Lei Dott. Porrà non si vergogna nemmeno un po’ che l’azienda per cui lavora si intasca tutti i soldi dei tifosi che non possono andare allo stadio per colpa di queste follie?

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Di Redazione Elzeviro.eu

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