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Lettere e altri versi

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Luca Vincenzo Calcagno”Lettere e altri versi“Echos Edizioni ? TorinoPagine 56Euro 5-Pagina Ibs per acquisto online-

Sia consentita un?infrazione nella rubrica “Zibaldone” (ci sarà pur qualche potere della direzione, no?). I lettori di “Elzeviro” conoscono Luca Vincenzo Calcagno per le sue precise e mai banali recensioni. La Echos Edizioni, promossa dall?associazione culturale “Mosaico”, investendo sul suo talento non difficile da indovinare, ci offre ora la possibilità di scoprirlo delicato poeta. La silloge “Lettere e altri versi“, uscita in settembre per i tipi della casa editrice torinese, scelta per aprire la collana di poesia “Una spada immutabile”, racchiude una trentina di componimenti, divisi in tre sezioni: Lettere, Maturità e Limo.

La lettura conferma il lusinghiero giudizio che Donato Ladik – poeta e tra i principali animatori dell?esperienza di “Poesia Attiva” guidata da Bruno Labate ? esprime nella prefazione: “una silloge diversa da altre reperibili sugli scaffali delle librerie italiane, perché nasce da una genuina verve poetica, animata ed articolata con quel geniale intuito poetico che affonda nell?originalità e nelle sensazioni proprie di un giovane e colto poeta alle prime esperienze letterarie”.

Che questo giornale on-line osi – prodotto sì riflessivo, ma di una militanza giornalistica che fa della parola un uso artigiano – recensire una raccolta poetica può apparire un eccessivo ardire. E ce ne scusiamo, prima di tutto con l?autore, certi che l?amico saprà stendere la giusta misericordia su questo tentativo leale ma segnato dalla e nella proporzione.

C?è molto di Montale, ma non un montalismo d?accatto, oltre che nello scrivere, nel concepirsi e declinarsi poeta di Calcagno. Il poeta si dice scrivendo(si). “L’esser poeti non è un vanto./ É solo un vizio di natura. / Un peso che s’ingroppa / con paura”, scrive il premio Nobel genovese in “Diario Postumo”. Non c?è esibizionismo, né retorico né nozionistico, nel consegnarsi poetico di Luca Calcagno. Per tornare a far parlare Montale: “Il bisogno di un poeta è la ricerca di una verità puntuale, non di una verità generale. Una verità del poeta-soggetto che non rinneghi quella dell’uomo-soggetto empirico. Che canti ciò che unisce l’uomo agli altri uomini ma non neghi ciò che lo disunisce e lo rende unico e irripetibile”. (1)

La lettura dei componimenti ci consegna, altro motivo montaliano, il realismo come e quale manifestazione della crisi come condizione esistenziale dell?uomo. Crisi in cui il poeta ? sempre presente – è compromesso, impastato, segnato ma ultimamente non prigioniero. Una crisi che non è priva delle proprie redenzioni, non ideologiche o religiose, piuttosto nei legami mai pienamente recisi (che, paradossalmente, non sono catena ma? “anello che non tiene”). Una poesia, quella di Calcagno, in cui l?imprevisto accade ma non può diventare pretesa di Senso che permane, ha un?attrattiva ma non per l?Infinito. Non una poesia e un poetare disperati, però. C?è una speranza sorgiva, non certo (o non pienamente) la Virtù Teologale. Più immanente, che si rivela ? o si intuisce, come squarcio – in istanti. Non suscita movimento, gioca l?uomo. Non l?altrove, al massimo il vuoto come liberazione. Non a caso in epigrafe la citazione scelta, ça va sans dire da Montale è: “C’è chi ama / bere la vita a gocce o a garganella; / ma la bottiglia è quella, non si può / riempirla quando è vuota. (Diario del ?71 e del ?72, “Presto o tardi”).

Una raccolta, per chiudere, che merita sicuramente la lettura. Nonostante questa recensione.

Marco Margritatwitter @mc_margrita

(1) “Intenzioni (intervista immaginaria)” del 1946 (v. “Sulla Poesia” p.561-563)

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Di Redazione Elzeviro.eu

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