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Referendum sulla caccia: vediamoci chiaro

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I promotori del referendum si lamentano con la Regione Piemonte, che a loro dire non avrebbe pubblicizzato sufficientemente i contenuti del quesito referendario. Si pensa invece che tale compito spetterebbe più che altro a costoro ed ai simpatizzanti della causa. Ma dai promotori questo compito è stato adempiuto in maniera frettolosa ed imprecisa (?)

Si nota questa prassi diffusa, come già era avvenuto per il nazionale referendum sull?acqua pubblica e sul nucleare, che vorrebbe le istituzioni come garanti oltre della concessione del referendum, anche delle spese pubblicitarie dello stesso. Il referendum sull?acqua pubblica ottenne un risultato plebiscitario, questo regionale non sembra però condiviso né troppo condivisibile.

Dopo circa venticinque anni i promotori che vorrebbero limitare l?attività della caccia nel nostro territorio (come se vi fosse un grave problema in merito), ed ampliare le specie animali protette, sono riusciti a fare indire il referendum. L?unico quesito verrà posto il 3 giugno, e sarà molto lungo ed articolato.

La lamentela dei promotori del referendum piemontese sulla caccia (ci si chiede se in un quarto di secolo siano cambiati) inerisce la scarsa pubblicità fornita dalla Regione. Eppure è ben noto che la Regione ha concesso un referendum, a giudizio di chi scrive inutile, che costerà più di 20 milioni di euro.

In 25 anni i promotori non hanno raggranellato qualche lira in favore del giorno propizio in cui il quesito referendario sarebbe stato proposto alla cittadinanza, per pubblicizzarlo a dovere? Che colpa ne ha la Regione, quando il suo compito istituzionale, cioè buttare all?aria parecchi milioni di euro per i capricci degli anticaccia l?ha compiuto (poco lodevolmente), piegando la testa alla decisione del Tar? 

Pensare poi che sia proprio una regione a guida leghista ad aver concesso la proposizione del quesito referendario dovrebbe essere il tema di un articolo a sé. Piegare la testa: ricordiamo infatti che dopo il TAR la giurisdizione amministrativa consentirebbe il ricorso in Appello al Consiglio di Stato…

Sveglia: si vota! I comitati di proposizione del refendum facciano dei cartelloni e li affiggano: non costa molto e smettano di lamentarsi se sul sito della Regione non c?è l?home page più ampia che illustra a dovere i quesiti referendari.

Cerchiamo comunque ora, per non venir meno al compito di informazione corretta, di illustrare il contenuto del lunghissimo quesito referendario.


Non saranno più cacciabili, se il referendum avrà esito positivo:

Uccelli (17 specie):

quaglia (Coturnix coturnix)
tortora (Streptopeia turtur) 
beccaccia (Scolopax rusticola)
baccaccino (Gallinago gallinago)
pernice rossa (Alectoris rufa)
starna (Perdix perdix)
cesena (Turdus pilaris)
tordo bottaccio (Turdus philomelos)
tordo sassello (Turdus iliacus)
germano reale (Anas platyrhynchos)
colombaccio (Columba palumbus)
cornacchia nera (Corvus corone)
cornacchia grigia (Corvus corone cornix)
gazza (Pica pica)
pernice bianca (Lagopus mutus)
fagiano di monte (Tetrao tetrix)
coturnice (Alectoris graeca)
Mammiferi (8 specie)

coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus)
muflone (Ovis musimon)
lepre bianca (Lepus timidus)
volpe (Vulpes vulpes)
camoscio (Rupicapra rupicapra)
capriolo (Capreolus capreolus)
cervo (Cervus elaphus)
daino (Dama dama)
                                                                       

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Il quesito referendario continua a prevedere la possibilità di intervenire con abbattimenti di controllo laddove l?eccessiva presenza di fauna selvatica comportasse danni alle attività agricole. (Il ché avverrebbe fin troppo frequentemente, con questo grande ridimensionamento.)
Il quesito prevede inoltre:

-Divieto di caccia nella giornata di domenica. Scelta legata soprattutto alla necessità di evitare situazioni di pericolo per tutti i frequentatori dell?ambiente “disarmati” (escursionisti, agricoltori, cercatori di funghi, ecc.). Oggi la caccia è permessa solo per alcuni giorni della settimana, ma la domenica è sempre tra questi.

Da notare però il fatto che i cacciatori spesso sono persone che in settimana lavorano e non già antichi nobili  che si dedicano all’arte venatoria per passare i lunghi meriggi altrimenti assonnati, nelle loro auguste dimore, così come avveniva nel Settecento. Pertanto la domenica sarebbe il giorno ai moderni cacciatori più congeniale per la loro attività sportiva, che ad oggi è regolamentata al dettaglio e molto conosciuta dai praticanti stessi.
Il pericolo di limitare così drasticamente il numero delle specie cacciabili non fa che aumentare il pericolo del bracconaggio, attività illecita in forte aumento negli ultimi anni.

-Divieto di cacciare su terreno coperto da neve. Già oggi è così: sono tuttavia previste numerose eccezioni (ad esempio la caccia alla volpe, agli ungulati e alla tipica fauna alpina) che il quesito vorrebbe invece eliminare. Non si capisce il motivo di questa richiesta, francamente.

Limitazione ai privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie. Di fatto, nelle ex riserve private di caccia si possono abbattere animali in numero molto maggiore rispetto al territorio libero, non dovendosi applicare i limiti di carniere per molte specie. “Il referendum vuole abolire questo privilegio per chi può permettersi di andare a caccia in strutture private.” Questa frase, estrapolata dal sito dei promotori del referendum, si commenta da sola.

Proponiamo di seguito anche l?illustre appello della signora Hack (astrofisica, vegetariana, personaggio politico più volte candidato per il Partito dei Comunisti italiani) che parla di fratellanza da estendere agli animali, del fatto che la caccia sia uno sport barbaro che andrebbe abolito, perché gli animali hanno, secondo Hack, lo stesso diritto degli umani a vivere la loro vita. La caccia secondo la scienziata comunista non dovrebbe, per rispetto allo sport, essere definita attività sportiva ed andrebbe abolita del tutto.



Freddie

elzevirista@gmail.com

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Di Redazione Elzeviro.eu

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