Home / Altre rubriche / Varie / Quando un? assoluzione non conta

Quando un? assoluzione non conta

Condividi quest'articolo su -->

Oggi giorno ogni esponente, o anche solo simpatizzante, di una qualsiasi formazione politica, rivendica a gran voce un? informazione più equilibrata o meno “di parte“; chiunque pretende dei media che diano più spazio a notizie di interesse generale, piuttosto che ad articoli e servizi considerati denigratori verso l? una o l? altra fazione. A prima vista insomma, sembra quasi che la comunità abbia un? insaziabile fame di conoscenza obiettiva.

In realtà, basta avere un minimo di dimestichezza con i nostri connazionali per capire come questa rivendicazione popolare non derivi da un sentimento puro ed imparziale, bensì da un?insofferenza cronica verso il contraddittorio degli altri organi d? informazione. L? elettore del PdL non sopporta quotidiani come la Repubblicae Il Corriere della Sera, mentre l? elettore del Pd non vede di buon occhio i giornali di fede berlusconiana: il solito piagnisteo da italiano medio.

il Console Mario Vattani

Tuttavia, nonostante questa apparente incompatibilità tra determinate testate giornalistiche, persiste una singolare caratteristica che li accomuna dall?alba dei tempi: quella di manipolare l? informazione riguardante quella branca politica considerata dai più come il male assoluto.

L? ultima vittima di questa stucchevole tecnica dei nostri amati pennivendoli si chiama Mario Vattani, meglio noto con l? appellativo (coniato sempre dai suddetti pennivendoli) di “console fascio rock”. Il nome del figlio del più famoso Umberto, salì agli onori della cronaca nel 2011, quando, reo di essersi esibito con la propria band ad un raduno di Casa Pound, venne crocifisso e perseguitato, prima dall? intera classe giornalistica e successivamente dal Ministero degli esteri, che lo richiamò da Osaka ed interruppe il suo incarico diplomatico.  

La querelle giudiziaria si è protratta fino al 30 Novembre 2012, quando il Tar del Lazio, si è pronunciato in favore del diplomatico, condannando il ministero degli Affari esteri, nella persona del ministro, al pagamento delle spese giudiziarie. Come emerge dalla sentenza inoltre, non sussisteva alcun motivo che imponesse l? interruzione del mandato, in quanto “va considerato come l’esposizione mediatica della condotta tenuta da Vattani non sia certo da addebitare a fatto proprio di quest’ultimo, quanto, piuttosto, alla presenza di una concertata campagna di stampa a contenuto denigratorio e alle apparizioni televisive del responsabile del dicastero”.

Oggi è passato un mese esatto dalla pronuncia del verdetto, ma a differenza dell? indignazione mediatica suscitata dal video amatoriale che incastrò il console (a sette mesi di distanza dalla data dell? esibizione, peraltro), di questa sentenza del Tar, tolto un articoletto di Buttafuoco sul Foglio, si è letto e saputo ben poco.
La morale di tutta questa storia? Non riesco a coglierla con esattezza, ma quel che è certo, è che l? assoluzione di Vattani non risponde ai requisiti della notiziabilità, indipendentemente dall?orientamento della testata. Organi d? informazione: così diversi, eppure così uguali.
Klement

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre …