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In Romania, un uomo, Vladimir Ciobanu è stato percosso da una folla di fedeli intenti nella partecipazione ad una funzione religiosa. Ciobanu, dopo aver fatto irruzione in Chiesa, ha provocatoriamente urlato le fatidiche parole: “porc… D…”. Tuttavia i fedeli hanno deciso di dargli una lezione e, dalla nutrita funzione delle 12 un manipolo di credenti ha trascinato fuori Vladimir e lo ha menato fino a rompergli qualche osso.
Le forze dell’ordine hanno sedato la rissa prima di conseguenze di maggiore entità ai danni del provocatore. Ciobanu questa volta se l’è cavata con qualche osso rotto, ma la prossima ci penserà due volte prima di mancare in questo modo di rispetto al credo altrui ed irrompere in una chiesa per oltraggiare con la sua blasfemia una comunità raccolta in preghiera.
Questa moda di manifestare la propria blasfemia è tanto assurda quanto facile ad inverarsi. Ad un ragionamento complesso e di fede è sempre facile mettere lì le due fatidiche parole, mancando di rispetto in modo sacrilego a tutta la base della cultura cristiana, che vede nel non nominare il nome di Dio invano (figuriamoci insultarlo), uno dei Comandamenti. L’ortodossia dell’Est è per certi versi da stimare, poiché non è ancora accaduto, colà, come dimostra anche la vicenda delle Pussy Riots, che qualche povero cretino (spesso di giovane età) si sia permesso impunemente, come invece accade sempre più spesso da noi, di bestemmiare con protervia per fare vedere agli amichetti quanto indipendente e spirito libero sia.
La libertà per essere goduta non può prescindere dal rispetto che si deve nutrire nei confronti di chi ha fatto una scelta di fede, sia che sia diversa dalla nostra, sia che noi non si professi alcuna fede, come peraltro fa chi scrive.
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