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Gli hacker bacchettano i pedofili

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Sembra la solita storiella del bue che da del cornuto all’asino, un’abitudine che purtroppo si ripete spesso nelle vicende umane. 
Ma i paradossi della comunità di “Anonymous“, il collettivo di hacker che opera su scala mondiale, li conoscevamo già da tempo. Essi si sono auto nominati giudici supremi delle fragili debolezze umane e vestiti da inquisitori decidono unilateralmente le punizioni da infliggere. 
Questa volta il terreno infranto è quello di Twitter, dove gli hacker si sono intrufolati in numerosissimi profili pseudo pedofili, facendo scaturire fuori un’inchiesta negli Stati Uniti. La corte suprema degli hacker ha esternato la sua scoperta sensazionale: esiste in rete un ingente traffico di foto di abusi sui minori. Dove sarebbe la scoperta quindi? Non c’è, sin dalla nascita di internet conviviamo con la commercializzazione on line di simili obbrobri; ma questo è una conseguenza purtroppo logica di quello che è internet. 
Il web è una piattaforma in cui chiunque può esternare la propria personalità, peccato che in mezzo a quasi sette miliardi di persone vi sia una grossa percentuale di deviati mentali, per controllare i quali sarebbe necessaria una legislazione ben coordinata tra tutti i paesi del mondo. 
Certo c’è da migliorare e si può sotto il profilo giuridico, anzi molto è già stato fatto ed i malati mentali dei social network sono il più delle volte beccati e puniti. 
Paradossale è invece che questa sorta di collettivo di delinquenti e pirati informatici si sia auto attribuito il ruolo di Santa Inquisizione, intralciando oltretutto il lavoro delle varie polizie telematiche. 
Con queste operazione di finto volontariato Anonymous cerca di ottenere il consenso della popolazione, ma se un giorno entrassero anche nei vostri profili contenenti i vostri dati?

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Di Redazione Elzeviro.eu

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